Alta Tensione


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Partita strana e, personalmente parlando, non particolarmente bella, la quarta di questo girone di qualificazione dell’Italia. Gli Azzurri hanno affrontato la Croazia in quella che si sapeva essere la formazione più impegnativa da fronteggiare dell’intero cammino verso gli Europei di Francia 2016. Al di là del risultato finale (1-1), il match di San Siro ha lasciato di sicuro degli spunti interessanti da approfondire.

Il primo, guardando alla nostra formazione, è che fatichiamo e soffriamo tanto (pure troppo) in ogni occasione in cui scendiamo in campo. Già dai primi minuti era chiaro che anche questa partita sarebbe stata una continua sofferenza in cui avremmo dovuto stringere i denti dall’inizio alla fine, senza possibilità alcuna di imporre il nostro gioco sugli avversari. Il vantaggio di Candreva (al primo gol in Azzurro) ci ha un po’ illusi che il copione questa volta potesse essere diverso, ma la papera di Buffon sul tiro apparentemente innocuo di Perisic ha dato un brusco cambio di direzione ad una partita che giocatori e tifosi speravano potesse andare in maniera differente. Ciò che appare chiaro è che in questo primo periodo Antonio Conte non è ancora riuscito a dare la sua profonda impronta a questa squadra che, al momento, non sembra nemmeno giocare come una squadra di Conte. La cosa più strana l’ho vista anche nell’atteggiamento della squadra, forse anche nella condizione fisica, visto che per gran parte della partita siamo stati più lenti dei Croati, meno propositivi, meno incisivi, meno tutto. Il 38% di possesso palla è un dato numerico che fa capire quanta difficoltà ci sia nella Nostra Nazionale a costruire gioco, ma soprattutto a fare la partita e creare occasioni da gol. Da sottolineare comunque le numerose assenze che hanno caratterizzato questa tornata di convocazioni che hanno privato la squadra di elementi fondamentali per il nostro gioco e soprattutto per la nostra costruzione offensiva. Uno dei più grossi problemi della partita di ieri sera è stato, infatti, la costruzione in fase offensiva: senza Pirlo manca la qualità a centrocampo per poter impostare un’azione d’attacco come si deve, e mancando anche Bonucci ci siamo trovati privati anche dell’unica alternativa di impostazione partendo dalle retrovie. Un appunto, se vogliamo quasi una provocazione, mi permetto di farlo su questo discorso della qualità del nostro movimento: se in determinati ruoli, come quello del regista a centrocampo, Pirlo è assolutamente indispensabile ed insostituibile, mi permetto di notare che in altri ruoli, il portiere su tutti, ormai si va avanti facendo giocare il nome più rinomato, senza valutare prestazioni ed andamenti di forma. Ciò che voglio dire, in soldoni, è: perché non applicare quello che chiamerò “Sistema Milan” anche ai portieri della Nazionale? Mi spiego: da questa stagione il Milan, con l’arrivo di Diego Lopez, ha iniziato un interessante esperimento basato sull’assunto che a scendere in campo sarebbe stato il più in forma. Ora, perché non fare lo stesso anche coi portieri della Nazionale? La ragione è molto semplice, quasi ovvia, ed è quella che Buffon non è eterno e che arriverà un momento storico nel quale l’attuale numero 1 Azzurro deciderà di farsi da parte. Per arrivare più pronti a quel momento e rendere l’avvicendamento meno traumatico, perché non iniziare adesso facendo giocare altri estremi difensori che a suon di parate e prestazioni super si dimostrano il valore aggiunto delle rispettive squadre in campionato (due su tutti Perin e Sirigu)? La boutade nasce chiaramente dopo l’errore di ieri sera, ma non credo di dire un’eresia se affermo che le prestazioni di Buffon stanno calando e che sarebbe il caso di tenerci le spalle coperte per il futuro.

Il secondo spunto è relativo al modulo, o se preferite al sistema di gioco. Ieri sera, come un perfetto motore diesel, la Nazionale Azzurra ha carburato con l’andare dei minuti, ma non è stato solo lo scorrere del tempo a migliorare la manovra. Ad un certo punto della partita, infatti, Antonio Conte ha deciso di far entrare in campo dopo una lunga assenza Stephan El Shaarawy, che ha confermato il suo ottimo momento di forma con una buonissima prestazione, insieme a Graziano Pellè. L’ingresso in campo del giovane attaccante rossonero insieme al giramondo Salentino ha portato ad un cambiamento tattico quasi radicale per gli schemi di Conte. Si è passati infatti alla difesa a 4, giocando con un 442, o 4411 se preferite. Insomma, al di là dei numeri che lasciano il tempo che trovano, l’impressione è stata che la Nazionale abbia davvero tratto giovamento dal cambio di modulo che ha permesso alla squadra di pressare meglio la Croazia e di finire in crescendo la partita. Ad ogni modo sapevamo che non sarebbe stato facile: la Nostra è una Nazionale in ricostruzione che è ancora in cerca di un’identità di squadra, di una  formazione tipo, di un sistema di gioco, tutte cose che una volta trovate porteranno ad una continuità di risultati e di prestazioni. Nel frattempo, dopo il cambio tattico in corsa di ieri sera, mi chiedo se possa essere questa la strada giusta per tornare a vedere un Grande Italia. Personalmente, penso che la risposta sia decisamente affermativa.

Il terzo, più che uno spunto è una considerazione sui nostri avversari che vanno di sicuro elogiati per la personalità, il piglio e la qualità di gioco con la quale sono venuti a fare la partita a casa nostra. La loro è una Nazionale già rodata, parte di un movimento in decisa crescita ed ascesa, che gioca di sicuro un calcio tra i migliori di tutte le qualificazioni e che avrebbe meritato maggior fortuna agli ultimi Mondiali.

In conclusione, dispiace segnalare il triste spettacolo al quale siamo stati costretti ad assistere per colpa dei tifosi ospiti che hanno iniziato letteralmente a sparare in campo petardi e fumogeni costringendo l’arbitro a sospendere la partita e la Polizia in assetto antisommossa a caricare i “tifosi”. Al di là delle domande, legittime, che tutti ci poniamo su come sia possibile riuscire a far entrare tutto quel materiale all’interno di uno stadio (mentre magari ad una persona normale fanno buttare la bottiglietta d’acqua perché pericolosa), resta un gesto incomprensibile, senza motivo alcuno, che gli stessi giocatori non riescono a spiegarsi e del quale il tecnico Croato, Niko Kovac, si è scusato in conferenza stampa. Non occorre sorprenderci più di tanto comunque, dato che i supporters Croati non sono nuovi a comportamenti del genere. Uno dei migliori giocatori Croati di sempre, Zvonimir Boban, dopo uno degli ennesimi violenti accaduti ha commentato dicendo: “Se iniziasse una guerra di cervelli, quelli lì partirebbero disarmati…”. Penso sia superflua ogni altra parola.

Prossimo appuntamento con la Nazionale il 28 Marzo 2015 in Bulgaria.

Lavori in corso…senza sosta e senza arrendersi!

Forza Azzurri!

GA

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Ritorno Al Futuro


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La notizia clamorosa di questa mattina è ormai nota al grande pubblico: Thohir ha deciso di esonerare Walter Mazzarri dopo un anno e mezzo di rapporto burrascoso, nel quale non è mai sbocciato l’amore tra il tecnico Livornese e l’ambiente tutto. Per sostituirlo, la proprietà indonesiana ha deciso di percorrere la strada dell’ “usato sicuro”, richiamando alla Pinetina un allenatore che ha fatto sognare i tifosi e che riporta alla mente la grande Inter all’inizio del ciclo vincente di Morattiana memoria: Roberto Mancini è il nome scelto dalla società. Per lui contratto di due anni e mezzo per far tornare grande la sua amata Inter.

Quando è arrivato il comunicato ufficiale della società nerazzurra diverse sono state le reazioni nel mondo del calcio Italiano e fra i tifosi di tutta Italia. Personalmente (come già anticipato su articoli precedenti) ero uno di quelli che pensava che la colpa fosse in parte di Mazzarri ma che, effettivamente, con quella squadra si potesse fare poco di più. La verità è che appare chiaro anche dalle parole di Moratti, una di quelle persone che quasi meglio di tutti capisce quell’ambiente un po’ pazzo, è che il cambio si è davvero reso necessario. Fortemente voluto dallo stesso Moratti, Mazzarri era arrivato tra lo scetticismo generale dei tifosi che si erano innamorati di nuovo di un allenatore (il predecessore Stramaccioni) forse per la prima volta dai tempi di Murinho e che non hanno mai accettato di buon grado il cambio. Soprattutto non hanno mai accettato la gestione della squadra da parte di Mazzarri: troppi alibi, che spesso sapevano di squallidi tentativi di arrampicarsi sugli specchi, gaffe a ripetizione, mancanze di rispetto ad emblemi della recente storia nerazzurra che hanno portato l’ormai ex allenatore dell’Inter ad essere considerato scomodo da tutta la tifoseria della Curva Nord di San Siro.

Quello che serviva in questo momento all’ambiente era un ritorno alla vera e forte identità che è rappresentata da un uomo di fiducia, da qualcuno che la gente riconosca come davvero Interista, dopo gli ultimi mesti mesi passati un po’ come Nanni Moretti, parafrasando il suo film del 1998 “Aprile”, davanti alla tv pregando che Mazzarri o talvolta lo stesso Thohir “dicessero qualcosa di Interista”, capace di accendere gli animi di questi tifosi spenti dopo la rivoluzione post-Triplete. Per questo motivo i candidati principali alla successione sono stati fin da subito due simboli dall’importante significato: Walter Zenga, bandiera nerazzurra che ha difeso i pali della beneamata per 328 volte in 12 anni, e lo stesso Roberto Mancini, tecnico più quotato e mai dimenticato dai cuori Nerazzurri e forse secondo solo a Mourinho nelle preferenze dei tifosi. Mancini torna all’Inter più maturo dalle esperienze al Manchester City prima e al Galatasaray poi, con la sua solita idea di calcio che porterà di sicuro ad un cambio di modulo dopo il fallimento di Mazzarri e del suo 352. Il tecnico Jesino potrebbe infatti giocare di sicuro con la difesa a 4 e far tornare in auge all’Inter il ruolo del trequartista, dimenticato da Mazzarri, per impostare e costruire le sue azioni d’attacco. Ciò che è certo, per quanto mi riguarda, è che il solo cambio d’allenatore non può bastare a far diventare l’Inter una squadra da Champions. Può di sicuro riaccendere l’entusiasmo della squadra e dell’ambiente, ma dovrà essere adeguatamente coadiuvato da una serie di investimenti sul mercato, ferma restando la politica finanziaria del fair-play finanziario attuata dal tycoon Indonesiano. Dovranno quindi essere gestite al meglio le entrate e le uscite ed i relativi investimenti per migliorare la squadra e farla tornare ai fasti di un tempo non lontanissimo, ma dal quale sembra passata una vita intera (e 7 allenatori).

Guardando al breve termine, la settimana che aspetta il nuovo allenatore dell’Inter è di sicuro una delle più sentite ed importanti dell’anno, visto che porterà al Derby di Domenica 23 Novembre contro il Milan. Sfida come sempre ricca di fascino e piena di incroci, nella quale Roberto Mancini troverà Fernando Torres che durante il suo periodo al Liverpool eliminò l’ultima Inter di Mancini dalla Champions League portando il tecnico ad annunciare le dimissioni, poi ritirate, che portarono al successivo esonero del 29 Maggio 2008 dopo 3 Scudetti, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane. Dopo 6 anni lontano da quella panchina è pronto a ricominciare con la filosofia che lo contraddistingue, ribadita anche sul suo sito ufficiale: “Il tecnico perfetto non esiste. Esiste il più vincente in un determinato momento che non è necessariamente quello che porta a casa coppe o scudetti, ma piuttosto è un tecnico capace di dare un’impostazione a un gruppo e di ottenere risultati pur non avendo a disposizione undici campioni”.

Il “Ritorno al Futuro” del Mancio ha già il profumo del Derby.

GA

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Nubi alle spalle


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Dopo aver seguito le partite della 4ª giornata di Champions League sono stato assalito da una serie di pensieri e sensazioni contrastanti sulle due partite delle Italiane di questi giorni. Juventus e Roma escono, infatti, da questa giornata con risultati diversi, ma con spirito tutto sommato simile.

La partita della Juventus di martedì contro l’Olympiacos (3-2 finale con reti di Pirlo, Botia, Ndinga, aut. Roberto e Pogba), oltre che essere stata una delle più sofferte degli ultimi anni per i tifosi, ha forse segnato a mio avviso il vero inizio dell’era Allegri sulla panchina bianconera. Per la prima volta, infatti, la Juventus ha giocato con la difesa a quattro, cambiando sistema di gioco per la prima volta dall’arrivo, e successiva partenza, di Antonio Conte. Il classico 352 del tecnico Leccese aveva accompagnato anche le prime uscite della “nuova” Juve di Allegri, che però ha costruito i successi della sua carriera sulla difesa a 4. Dunque, la partita contro l’Olympiacos era storica già soltanto per questo motivo. In aggiunta a questo, la Juventus ha vinto una partita difficile, forse anche più di quella d’andata, reagendo da grande squadra ad una grossa difficoltà quale poteva essere il vantaggio dei Greci, facendolo in maniera compatta ed organizzata, senza disunirsi alla disperata ricerca dei 3 punti. Avendo assistito alla partita su Sky, facendo un’analisi dell’atmosfera e della partita in campo grazie al racconto dei telecronisti, riassumerei la partita dicendo che è stata: giocata al ritmo di una partita Spagnola, in uno stadio con l’atmosfera Inglese e vinta con la forza Tedesca. La Juventus c’è, ha battuto un colpo, non è una squadra già eliminata ed ha tutti i mezzi per qualificarsi e fare bene. Pirlo, al secondo gol consecutivo dopo quello di Empoli, è tornato in condizione segnando il primo vantaggio e dimostrando di essere il solito condottiero capace di caricarsi una squadra intera sulle spalle e che, in un ponte tra presente e futuro, passa il testimone a Pogba, il quale si spera possa restare a lungo in Italia (senza aggiungersi alla lunga lista di campioni persi dal nostro campionato), che segna il gol del vantaggio definitivo a coronamento di tre minuti giocati ad un ritmo forsennato dalla squadra di Allegri che ha avuto il merito di aumentare il ritmo e trovare la rimonta senza però perdere nella qualità del gioco. Se vogliamo, l’unica nota negativa della serata è stata il rigore fallito da Vidal praticamente a tempo scaduto che, nell’economia della classifica, per quel che riguarda la differenza reti, potrebbe pesare davvero tantissimo quando sarà il momento di tirare le somme. A questo punto della competizione ecco la situazione di classifica (tra parentesi la differenza reti): Atletico Madrid 9 (+7), Juventus 6 (+1), Olympiacos 6 (-1), Malmö 3 (-7).

Per quel che riguarda la Roma, la partita di Monaco spero abbia definitivamente chiuso il capitolo Bayern, cancellando le scorie dell’incidente dell’andata. Si perché l’effetto di quell’1-7 del 21 Ottobre è stato disastroso dal punto di vista soprattutto mentale della squadra. La mia impressione, infatti, è che prima della partita la Roma fosse una squadra inesperta, quasi incosciente dal punto di vista Europeo, convinta di poter giocarsela con tutti, forti del loro strapotere in Italia condiviso con la Juventus. Quella partita, però, ha rotto qualcosa all’interno della mentalità di squadra, minando le solidissime certezze dei giallorossi che dopo quell’evento catastrofico sono scivolati in un vortice di paura, perdendo certezze. Sono passati dall’essere convinti di poter fare tutto (anche quello che in realtà non erano in grado di fare), a non essere più nemmeno consci di ciò che sapevano fare realmente, avendo quasi paura di mettere in campo ciò che fino ad ora gli era riuscito alla perfezione. La partita di ritorno all’Allianz Arena di Monaco, terminata col punteggio di 2-0 (Ribery, Götze), ci ha restituito una Roma consapevole del proprio valore, che ha giocato una partita dignitosa e ben coperta, senza commettere gli errori dell’andata, contro una squadra stellare che in questo momento era davvero impossibile da fermare per il suo livello attuale. Anche dalle dichiarazioni a fine partita si evince il cambio di stato d’animo all’interno dell’ambiente giallorosso, certi di aver definitivamente cancellato l’1-7, sicuri che adesso la stagione continuerà in crescendo, pronti a lottare fino alla fine su tutti i fronti. Dall’impegno di domenica sera contro il Torino capiremo se quelle dei giallorossi sono state solo parole o se davvero è un trauma definitivamente superato e lasciato alle spalle. Tornando alla Champions League, ciò che rende la sconfitta di Monaco meno amara è il tracollo casalingo del Manchester City contro il CSKA di Mosca, che porta i giallorossi ad un passo dalla qualificazione agli ottavi. Questa la classifica dopo la 4ª giornata: Bayern Monaco 12 (+12), Roma 4 (-4), CSKA Mosca 4 (-4), Manchester City 2 (-2).

In definitiva le due Italiane escono dalla due giorni di Champions con risultato opposto ma spirito simile, visto che adesso vedono sempre di più avvicinarsi l’obiettivo qualificazione che per un attimo sembrava lontanissimo e quasi impossibile da raggiungere. Le ultime due partite saranno di sicuro decisive e complicate da affrontare, ma se affrontate con lo spirito giusto potrebbero portare ad archiviare il discorso qualificazione addirittura con una giornata d’anticipo. Personalmente sono molto fiducioso sul futuro delle due squadre nella competizione, spero non capitino ribaltoni esagerati e che nessuna delle due squadre perda la testa lungo la strada che porta agli ottavi.

Adesso tocca a Voi, avanti tutta!

GA

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Mila(NO!)


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Alla fine della 10ª giornata di Serie A, visti tutti i risultati e le varie prestazioni delle squadre, quello che salta all’occhio è il difficilissimo momento che stanno attraversando le due squadre Milanesi. Da sempre considerate grandi storiche del nostro campionato, Milan ed Inter si trovano relegate al ruolo di squadra media al quale non erano abituate dopo i successi degli ultimi anni in Italia ed in Europa. Le due situazioni sono molto diverse l’una dall’altra, ma il risultato purtroppo per i tifosi non cambia: una sconfitta a testa (entrambe per 2-0 contro Palermo e Parma) nell’ultimo turno di campionato che interrompe una serie di 6 risultati utili consecutivi per il Milan, e una serie di 2 vittorie consecutive per la squadra di Mazzarri, che da quando allena l’Inter non è mai riuscito a vincerne tre in fila, tra l’altro riuscendo ad interrompere il digiuno di vittorie del Parma che perdeva ininterrottamente da 6 giornate.

Motivi diversi dicevamo, ma perché le Milanesi non riescono ad esprimere un buon calcio come potrebbero fare visto il livello degli organici ed il loro nome? Di sicuro non sono un veggente e non ho agganci all’interno delle due squadre per darvi certezze, quindi prendete tutte le mie parole col beneficio del dubbio, consapevoli che sono solo mie opinioni ed impressioni. Per quel che riguarda l’Inter già diverse volte abbiamo affrontato l’argomento delle tensioni societarie dovute al cambio ai vertici dell’azienda che influiscono sulle prestazioni, ma non possono e non devono essere l’unica giustificazione per una prima parte di campionato (e di Europa League) così mediocre. La verità è che Mazzarri non riesce a far giocare la squadra come vorrebbe, come per larghi tratti dello scorso campionato è riuscito a farla giocare. Il primo pensiero vedendo una partita dell’Inter è che non sembra una squadra di Mazzarri, che ci ha abituato ad un grande gioco sulle fasce e a grande velocità. Se dovessi scegliere un solo problema dell’Inter, però, sceglierei il fatto che a questa squadra manca qualità a centrocampo, manca il vero regista della squadra. Non si può puntare su giocatori come Hernanes e Kovacic: il primo continua a dimostrare di essere incostante, il secondo forse è ancora troppo acerbo e non si può buttare la croce addosso a lui. Capite bene che se il gioco lo impostano Medel o M’vila, c’è qualcosa che non va, quindi aumentando la qualità a centrocampo, gli esterni potranno avere più libertà di sviluppare il loro gioco e la squadra girerà meglio.

Per quel che riguarda il Milan, il vero problema è che ci sono diversi problemi (perdonate il gioco di parole). Partendo dal presupposto che penso che il Milan non stia facendo male in termini di risultati visto l’organico e la disastrosa scorsa stagione, è sotto gli occhi di tutti che non gioca sempre al meglio. Perché? Dopo le prime giornate passate in testa alla classifica sulle ali dell’entusiasmo, la dura realtà dei valori in campo ha interrotto i sogni di gloria. L’unico reparto a salvarsi per me è il centrocampo, con De Jong su tutti vero condottiero di questa squadra. In difesa manca qualità, perché non sempre può metterci una pezza il Diego Lopez o l’eterno Abbiati di turno e soprattutto perché ormai i tifosi hanno metabolizzato il fatto che lì dietro non ci sono più i vari Maldini, Costacurta, Baresi o Thiago Silva: ci sono i vari Zapata, Bonera, Abate. Con tutto il rispetto per questi giocatori, però, non sempre riescono a chiudere contro gli attacchi organizzati delle grandi e, ormai, anche delle piccole. De Sciglio è irriconoscibile al momento e sta attraversando un pessimo momento, al contrario di Abate che, tolta la pessima prestazione di domenica, sta vivendo uno dei migliori momenti in carriera. L’attacco va a fasi alterne: Honda gioca bene ed è una piacevole sorpresa e una delle poche note davvero positive, Menez oscilla tra il benissimo e il “male male” (cit.), El Shaarawy ha i suoi soliti spunti ma purtroppo non segna da 618 giorni, Torres è molto più vicino al mood Chelsea che a quello Liverpool e Pazzini è impiegato col contagocce. A questo proposito, un aspetto che secondo me non aiuta la squadra è il continuo cambio di formazione: infatti Inzaghi ha praticamente sempre cambiato l’undici iniziale e questo secondo me non aiuta la creazione dell’intesa necessaria che solo giocando insieme si può creare. In aggiunta a tutto questo non va dimenticata la lunga assenza di Montolivo, che può non piacere ed essere certamente criticato, ma per l’economia di gioco di questo Milan è davvero fondamentale e il suo imminente rientro può davvero essere una boccata d’ossigeno per i Rossoneri in questo naufragio di incertezza e confusione.

Navigando a vele spiegate verso il Derby del 23 Novembre comunque, per quanto le due situazioni e i problemi possano essere diversi, Milan e Inter hanno una difficoltà comune: non riescono a reagire e a giocare bene ed in maniera organizzata contro una squadra che si chiude e sa difendere per ripartire. Infatti entrambe le squadre non sono mai andate oltre il pareggio in situazioni di svantaggio, questo vuol dire che se le squadre avversarie passano in vantaggio e si chiudono le Milanesi non riescono ad organizzarsi per reagire e ribaltare il risultato. Per questo motivo sarà davvero interessante capire che tipo di partita bisognerà aspettarci per questo derby d’andata. Prima del derby però Milan ed Inter affronteranno rispettivamente la Sampdoria terza in classifica, per conquistare dei punti preziosi in vista dell’Europa, e l’Hellas Verona, reduce dal pareggio di Cesena. La stracittadina si giocherà come detto Domenica 23 Novembre alle 20:45, dopo la sosta per le Nazionali che darà modo di studiare il miglior modo per preparare la partita, alla quale, come sempre, come tutti i Derby, si arriva con grosse aspettative che speriamo verrano soddisfatte.

Crisi sì, ma lo spettacolo deve continuare.

GA

 

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Fine Primo Quarto


Soccer: Serie A; Juventus-Roma

Ci avviamo spediti verso quella che sarà la decima giornata di questo campionato, giornata che tra le altre cose anticipa la giornata di Champions ed Europa League e ci fa completare il primo quarto di stagione. Come sempre, quando si raggiungi un numero così consistente ed una cifra tonda è sempre momento di primi bilanci per capire come continuerà questo campionato e quali squadre e giocatori potranno esserne i veri grandi protagonisti.

Le Migliori Per quel che riguarda la lotta SCHUDETTO (errore di grammatica voluto, ma qualcuno di voi capirà sicuramente la citazione), non c’è mai stato nessun dubbio, Juventus e Roma sono probabilmente più di una spanna sopra le altre squadre e continueranno il loro duello davvero a lungo. Lo scontro diretto del 5 Ottobre ha acceso ancor di più quella che era già una rivalità storica e che gli ultimi avvenimenti hanno portato a livelli altissimi che, a mio avviso, resteranno così alti ancora per molti anni. Fare un pronostico sulla vittoria finale è praticamente impossibile, ma siamo sicuri che potremmo assistere ad uno dei campionati più divertenti ed avvincenti degli ultimi anni, che terrà tutti i tifosi col fiato sospeso fino all’ultimo. Speriamo tutti che a guadagnarne sarà solo ed esclusivamente lo spettacolo sul campo.

Le Deluse Le grandi deluse di questo campionato fino a questo momento sono di sicuro due: Inter e Napoli. Una in balia dei terremoti societari, ancora alle prese con un faticosissimo cambio ai vertici della società che ha portato al definitivo abbandono di Massimo Moratti, che ha influito non poco sui risultati sul campo e sulla serenità dell’ambiente tutto. L’altra a convivere ancora con un contraccolpo psicologico non indifferente dato dalla sconfitta di Bilbao e dalla conseguente eliminazione dalla Champions League. Entrambe le squadre erano le designate per lottare fino a fine campionato per il terzo posto utile per la Champions League, al momento obiettivo non impossibile da raggiungere, ma di sicuro ci sia aspettava molto di più dal punto di vista del gioco, delle prestazioni e dello spettacolo. Ci sono tre quarti di campionato per far fare meglio, anche perché far peggio, visti i valori in campo delle squadre, sembra francamente difficile.

Le Incompiute Le squadre incompiute di questo primo quarto di campionato sono quelle che si sono affrontate nel posticipo di domenica scorsa in campionato: Milan e Fiorentina. La prima, parte dopo un anno difficilissimo e travagliato che ha portato a due cambi in panchina e alla ricostruzione generale di un ambiente svecchiato pronto ad esprimere un buon calcio. La seconda, con tanta voglia di recuperare i tanti campioni e pronta a far bene, dopo un anno di transizione. Già…entrambe pronte, ma in concreto? Vedendo la partita di domenica che le ha messe a diretto confronto è apparso chiarissimo che, a parte i soliti tatticismi per cercare di far sbagliare l’altro, sono due squadre che giocano discretamente, ma alle quali manca ancora qualcosa per fare un salto di qualità ed essere validissime concorrenti per i posti in Europa. Francamente, al momento la più attrezzata mi sembra la Viola, perché ha un gruppo già consolidato, un allenatore bravo con un’idea di gioco ben definita, ma soprattutto recupererà presto due campioni di sicuro livello che torneranno a breve dagli infortuni per dare una mano, probabilmente decisiva, nella volata per l’Europa. Il Milan è al primo atto di una ricostruzione che per i tifosi sarà lunga e sofferta, con qualche lampo di gioia, ma sono certo che potrà portare i Rossoneri nuovamente ai vertici, ma solo se coadiuvato adeguatamente da un ritrovato interesse ed impegno economico del suo presidente e da un assetto societario ben definito e stabile. Solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo.

La Peggiore La squadra che più ha deluso in questo primo quarto di campionato, viste anche le splendide prestazioni fatte vedere alla fine dello scorso, è di sicuro il Parma. Fino all’anno scorso era la squadra, dopo Juve e Roma, che nessuno voleva affrontare perché era la più in forma, la più in salute e la più difficile da affrontare. Aveva conquistato l’Europa a suon di gol e di bel gioco, consacrando Donadoni al ritrovato ruolo di ottimo allenatore, dopo che aveva perso gran parte della sua credibilità dopo il suo personale fallimento azzurro. Adesso è una squadra spenta, persa, senza identità né carattere. Il Tardini, fortino fino alla scorsa stagione, è diventato terra di conquista per chiunque e il Parma si ritrova relegato all’ultima posizione in solitaria con una sola vittoria in 9 giornate. Questo forte calo di una squadra rimasta la stessa per gran parte del suo organico, visto che le cessioni di Amauri e Parolo (alle quali si aggiunge lo stop di Biabiany) non possono spiegare un cambiamento del genere, è secondo me figlio proprio di quello che è successo lo scorso campionato. La squadra e l’ambiente non hanno superato lo shock di aver perso una qualificazione Europea conquistata sul campo senza neanche poter difenderla per colpa di un errore burocratico. Donadoni stesso non sembra lo steso allenatore che stava in panchina fino a pochi mesi fa e si trova a gestire un gruppo spento che sembra quasi senza più motivazioni. Serve uno scossone per fermare il declino.

La Sorpresa Se c’è una squadra che non ci si aspettava facesse così bene fino all’inizio del campionato è di sicuro la Sampdoria di Massimo Ferrero e allenata da Mihajlovic. È una squadra che l’allenatore serbo riesce a far giocare molto bene, in maniera organizzata, e l’entusiasmo dei tanti giovani presenti nell’undici titolare, grazie anche al giusto mix con la vecchia guarda Doriana, ha creato davvero un bellissimo gruppo, unito, che potrebbe portare a sognare in grande questa squadra dopo gli anni di sofferenza e la retrocessione. Menzione particolare per l’Udinese di Stramaccioni, che dopo aver chiuso un importantissimo ciclo con Guidolin è riuscita a rimanere i vertici del campionato anche grazie a quell’intramontabile fuoriclasse che è Antonio Di Natale.

Questo il bilancio del primo quarto di campionato, non vedo l’ora di vivere insieme a voi i restanti tre quarti.

GA

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Presidentissimi


Bayern Muenchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final

Moratti abbraccia Mourinho in quella che è forse la serata più felice della sua Presidenza: Madrid, 22 Maggio 2010, Inter sul tetto d’Europa.

Sono una parte fondamentale ed imprescindibile del Calcio e della Nostra Serie A, ma ci sono determinati momenti storici in cui le questioni societarie prendono il sopravvento su quello che succede in campo tutti i riflettori vengono puntati sulle sedi, piuttosto che sui campi da gioco. Per motivi diversi, tre Presidenti in questo momento si trovano ad affrontare situazioni diverse, difficili, particolari, e nel Nostro viaggio lungo un campionato, oggi mi sembra doveroso, in avvicinamento alla nona giornata, parlare di quelli per i quali queste giornate sono state e saranno più particolari delle altre.

Il primo è un omaggio doveroso ad un personaggio che, al di là della fede calcistica, ha rappresentato un pezzo di storia degli ultimi vent’anni di Serie A. È un omaggio ad uno degli ultimi Presidentissimi storici rimasti in attività che, purtroppo, pochi giorni fa ha rassegnato le dimissioni da Presidente Onorario della sua amata Inter, per tornare ad essere un semplice tifoso (seppur con un pacchetto azionario di minoranza di sua proprietà all’interno della società): Massimo Moratti, uomo da sempre legato da una lunga tradizione familiare ai colori nerazzurri che ha portato la squadra sul tetto del mondo dopo aver dato fondo a gran parte delle proprie risorse per il bene dell’Inter stessa. Non parlerò dell’argomento Calciopoli, questo vuole semplicemente essere un saluto ad un grande uomo di Sport e di Calcio, che tanto si è speso per la Sua squadra, sua perché era uno dei pochi rimasti ad essere tifoso prima ancor che Presidente, la cui storia a mio avviso, anche se penso di non essere il solo a pensarlo, avrebbe sicuramente meritato un finale diverso. Moratti è infatti stato risucchiato in un vortice di novità portato da Erick Thohir, che ha spazzato via quanto di più radicato potesse esserci nel calcio italiano, eliminando quasi ogni traccia di vecchia guardia nerazzurra e di identità che potesse esserci all’interno della squadra, portando il Presidente Onorario ad abbandonare la sua carica. Mi permetto di dire che anche mister Walter Mazzarri ha contribuito all’allontanamento dell’ormai ex Patron nerazzurro, dimostrando tra l’altro davvero poco rispetto per l’uomo che fortemente l’ha voluto e che l’ha portato su quella panchina. Di sicuro, se fosse stato ancora Moratti a staccare l’assegno per il suo ingaggio, la situazione sarebbe andata in maniera diversa, ma tengo a sottolineare che è solo una mia opinione. Ciò che è certo è che Moratti adesso è semplicemente un azionista di minoranza della Sua Inter, che adesso guarderà per la prima volta a San Siro semplicemente con gli occhi di un tifoso eternamente innamorato.

Un Presidente che ben si collega alla situazione Inter è una new entry nel calcio Italiano ed un vero fiume in piena che, secondo me, regalerà una perla al giorno e ci darà sicuramente tantissimo materiale su cui scrivere:  sto parlando naturalmente del nuovo presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero. Subentrato pochi mesi fa alla Famiglia Garrone, storica proprietaria della società blucerchiata, Ferrero ha subito fatto parlare di sé per interviste, tweet, proclami e performance in tribuna fuori dagli schemi e che hanno fatto divertire e discutere. Ferrero è infatti un personaggio molto controverso: c’è che dice che servano personaggi del genere e che faccia bene un po’ di giocosità e di allegria in un mondo spesso troppo serio ed incravattato. Altri invece pensano che di personaggi del genere si farebbe volentieri a meno e che non interessa essere così fuori dagli schemi predefiniti e consolidati del mondo del calcio. Quando si gioca così tanto al limite, però, l’inconveniente è sempre dietro l’angolo: nell’intervista di sabato sera post Sampdoria-Roma, il Presidente ha infatti dichiarato “…non conosco personalmente Moratti, ma ho avuto il piacere di sentirlo al telefono. Mi dispiace per come è stato trattato, ma io del resto gliel’avevo detto de caccià quer Filippino dalla società e riprendersela lui…”. Dichiarazioni che hanno fatto discutere e che sono state seguite da un comunicato ufficiale di scuse da parte del Patron blucerchiato. Ciò che è certo di questo personaggio così controverso è che continuerà a far di discutere, anche se personalmente penso che sia semplicemente un bambinone al quale piace scherzare, che prende la vita così come viene e che nelle sue parole non ci sia mai nessuna punta di cattiveria. Aspettiamo con ansia la prossima, che puntuale come un orologio svizzero è arrivata dopo pranzo con l’intervista rilasciata dopo pranzo in cui definisce la Juventus padrona dei giornali. Decisamente un Presidente unico, con una vita da cinema.

L’ultimo Presidente di oggi, è uno che sta attraversando uno dei momenti più difficile da gestire della sua gestione. Il Parma di Tommaso Ghirardi, sta infatti attraversando un difficilissimo momento dal punto di vista dei risultati e del gioco che nessuno si aspettava dopo la splendida stagione passata. È un Parma irriconoscibile quello che scende in campo dall’inizio di questa stagione, crisi secondo me figlia di un calo psicologico avvertito dai giocatori e dall’ambiente dopo la cocente delusione dell’esclusione dall’Europa League dopo averla conquistata a suon di risultati la stagione scorsa sul campo. La panchina di Donadoni traballa sempre di più e adesso toccherà al Presidente fare i conti con i risultati deludenti della sua squadra e capire cosa possa essere meglio per risollevarsi da questa situazione. A mio avviso un esonero adesso sarebbe una soluzione scellerata, perché con impegni così ravvicinati si rischia un ulteriore crollo. Ghirardi farebbe meglio a valutare le prossime partite ed eventualmente cambiare alla prossima sosta che darebbe più tempo al nuovo allenatore per ambientarsi e provare a sistemare le cose. Il Presidente, del resto, si è sempre dimostrato uomo di calcio attento pronto a fare di tutto per amore del Parma, quindi sono sicuro che riuscirà a prendere la decisione più giusta per la squadra e per i tifosi, insieme all’amministratore delegato Pietro Leonardi.

Il viaggio tra i Presidenti è appena cominciato, e viste le personalità che sono presenti nel Nostro panorama calcistico, sono certo che da adesso alla fine della stagione, ci sarà parecchio materiale su cui scrivere.

Abbiamo appena cominciato!

GA

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Mal d’Europa


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Per analizzare quella che è stata la sconfitta della Juventus sul campo dell’Olympiacos (1-0 con gol dell’ex Palermo Kasami) e più in generale la profonda crisi delle Italiane in Europa a parte brevi momenti di splendore, al di là del risultato stesso, del gioco, dei valori in campo e della componente sfortuna che ha influito sul risultato finale, vorrei partire da due spunti ricevuti da due grandi amici. Da quando il blog è online, infatti, molti lettori che mi sono vicini da sempre si soffermano a commentare gli articoli di persona o, vista la distanza geografica, ci troviamo spesso a commentare avvenimenti e partite via sms. La cosa mi ha sempre fatto, e continuerà a farmi un immenso piacere e voglio ringraziare tutti Voi per questo, perché il blog va avanti anche grazie a Voi.

Il primo più che uno spunto, è praticamente una sentenza. Walter, juventino convinto sempre molto sportivo e lucido, mi ha mandato un sms che da un tifoso mi ha colpito davvero tanto. L’sms recitava: “Si è rotto il giocattolo Juve!”. La risposta che gli ho dato la svilupperò qui: secondo me è davvero ancora presto per dire se dopo il cambio di allenatore il “giocattolo” si sia davvero rotto. È presto semplicemente perché anche l’anno scorso, con Conte in panchina, la musica non era tanto diversa. Continuiamo a vedere una Juve a due facce: inarrestabile in campionato e davvero piccola in Europa, il contrario di quanto capitava fino a qualche anno fa al Milan. Il suo sconforto nasce di sicuro dalla battuta d’arresto subita a Reggio Emilia nella scorsa giornata e dalla sconfitta arrivata ad Atene (divenuta la seconda consecutiva in Europa dopo quella a Madrid contro l’Atleti). La squadra rispetto all’anno scorso è praticamente la stessa, anche se Pirlo dopo l’infortunio che ha caratterizzato il suo avvio di stagione sembra il fratello scarso del solito grande regista. Vista la location della sconfitta di mercoledì si potrebbe dire che fino ad ora, per quel pochissimo che ha dato modo di vedere finora, ha dimostrato di essere un condottiero stanco, e ai più maliziosi (con me in testa) il pensiero andrà al fatto che il suo calo verticale di rendimento coincide, stranamente, coll’arrivo in panchina di colui che lo aveva etichettato come giocatore finito e come tale impacchettato e spedito verso Corso Galileo Ferraris 32, Torino. Le prossime settimane saranno cruciali per rispondere a Walter e per capire se la Juventus è davvero in salute o se ormai è un “giocattolo” rotto che deve essere curato e riparato per tornare a funzionare perfettamente come è stato fino a poco tempo fa: ci sono quattro partite per continuare lo scontro a distanza con la Roma e, in mezzo, il ritorno in casa contro l’Olympiacos. È il momento ideale per dimostrare che la Juventus continua ad essere la solita corazzata (magari anche senza aiutini) in Italia e che può dire la sua anche nell’Europa che conta davvero.

Il secondo spunto è una domanda di Andrea, col quale ho guardato le partite Europee del mercoledì. Lui, grande tifoso Romanista, non è molto dentro alle questioni Europee e spesso non conosce palcoscenici del genere, magari un po’ sottovalutati ma sempre pericolosissimi. Prima della partita mi ha chiesto un pronostico ed io, per onestà intellettuale e senza autocelebrazioni, avevo pronosticato una sconfitta di misura per la Juve in una partita chiusa e nervosa. Lui non capiva il mio pronostico ma dopo il gol di Kasami è arrivata puntuale la domanda: “Com’è che le squadre Italiane forti, poi fanno così fatica in Europa?”. La risposta, secondo la mia modestissima opinione, è molto semplice: la verità è che noi, arrivati a questo punto così basso del nostro calcio, dobbiamo prendere consapevolezza e capire che ormai il nostro campionato ed il nostro movimento non possono mettersi a confronto con le super potenze Spagna, Germania ed Inghilterra, ma devono fare i conti con le modeste Francia, Portogallo, da ieri sera Grecia e purtroppo, visto il ko 2-0 del Napoli a Berna, pare si debbano fare i conti anche con la Svizzera. Ovviamente il divario, lo spread se preferite, tra Noi e le grandi d’Europa è minore di quanto possano dimostrare l’1-7 di martedì e l’1-0 di mercoledì, ma di sicuro è un divario col quale dovremo abituarci a fare i conti, per questo e per i prossimi anni, perché purtroppo un gap del genere è di sicuro sanabile (e, secondo la mia ottimistica visione delle cose, si sanerà) ma non in tempi brevissimi.

Sono certo che il movimento calcistico Italiano si rialzerà e in Europa si tornerà ad avere paura delle squadre Italiane. Magari sarà utopia sperare di vedere un’Italiana giocare la finale di Champions di San Siro nel 2016, ma di sicuro torneremo ai vertici, dove meritiamo di stare.

Io ci credo!

GA

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Troppo forti per essere veri


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Per Sempre Sventolerò Questa Bandiera

Uscendo dall’Olimpico sotto una leggera pioggia che aveva accompagnato gli ultimi minuti di una partita che già alla mezz’ora del primo tempo si era avviata verso una logica e praticamente certa conclusione, mi è capitato di pensare che avesse appena cominciato a piovere sul bagnato. Già, sul bagnato di una partita che è stata un pugno nello stomaco alle ambizioni della Roma in Europa, Roma che esce di sicuro ridimensionata dalla serata Europea ma che non deve piangersi addosso per una partita cominciata male e finita peggio.

Dalla Tribuna Montemario dalla quale ho assistito alla partita, ad un certo punto del primo tempo ho avvertito fortissima la sensazione di dejà vu, di qualcosa di già visto pochi mesi fa e che mai avrei pensato di poter rivedere, o almeno non in tempi brevi. Il pensiero di essere davanti ad una sorta di secondo atto di Brasile-Germania del Mondiale 2014 è arrivato immediatamente quando ho visto i giocatori della Roma inermi crollare sotto i colpi di un Bayern Monaco mostruoso, di sicuro in grande giornata, ma che comunque poteva essere quantomeno controllato e gestito in maniera diversa, anche se personalmente non penso davvero potesse essere in qualche modo fermato da questa Roma.

Non fraintendetemi, non intendo dire che la Roma sia una squadretta pronta al ruolo di agnello sacrificale in questa Champions League. Quello che voglio far notare è che, analizzata l’iniziale differenza abissale tra valori in campo, quello che ha fatto veramente la differenza in campo ieri sera è stato l’atteggiamento. Quell’atteggiamento che nelle precedenti partite aveva mostrato una Roma cinica, cattiva, con tanta voglia, capace di giocare a viso aperto a Manchester contro il City per 90 minuti, proprio quel punto di forza ha tradito la squadra e, mi permetto, per la prima volta ha tradito anche l’allenatore. Per fare il parallelo con la partita di Belo Horizonte, mentre i Tedeschi, molti dei quali in campo anche quella sera di luglio, attaccavano e attaccavano senza pietà, dall’altra parte non c’era nessun segno di reazione. Né in campo, né in panchina nessuno riusciva a dare l’impulso per quella che avrebbe potuto (e dovuto) essere una reazione diversa ai primi colpi subiti. Brasile-Germania sembrava essere una partita unica nel suo genere, ma pare che fino a quando questi qui continueranno a giocare così, tutto potrà succedere su quel rettangolo verde.

Ho visto una Roma a due facce: nel primo tempo è entrata in campo una Roma spaventata, piccola, impaurita, molle. Il mio primo pensiero guardando le facce dei giocatori era quello che sapevano che sarebbe finita così perché loro erano più forti e non avrebbero potuto fare nulla. È come se i giocatori che giocano in Italia sanno di essere loro stessi parte di un sistema ormai in declino e credano di essere quasi autorizzati o giustificati a perdere questo tipo di partite, perché nessuno si aspetta di più da loro. Come se una squadra italiana non potesse più giocare bene o far male ai grandi. Sono proprio della vigilia della partita le parole di Arjen Robben che ha dichiarato: “La Roma? Gioca un gran calcio…eppure è una squadra italiana!”, come a dire: “Strano! Ormai quelli non sanno più giocare a pallone!”. Sembra passata una vita da quando l’Italia ha battuto la maggior parte dei giocatori in campo nella semifinale europea, esattamente come sembra passata una vita da quando questa stessa squadra è uscita con le ossa rotte da una finale di Champions giocata a Madrid proprio contro una squadra italiana.

Nel secondo tempo invece ho visto entrare in campo la squadra che a mio avviso avrebbe dovuto scendere in campo dall’inizio. Nessuno avrebbe potuto prevedere un crollo così verticale di Cole che ha dimostrato di essere un buonissimo terzino, ma di non essere più in grado di reggere attacchi del genere, o almeno non in serate come quella. Il Capitano, l’unico per me al momento degno di tale appellativo in Italia, purtroppo non ha più la velocità di un tempo ed è sempre il solito metronomo che sulla trequarti campo smista palloni come un perfetto direttore d’orchestra senza sbagliarne uno, ma in partite del genere forse sarebbe stato meglio agire in maniera diversa, ed è proprio l’allenatore Francese a prendersi la responsabilità, e in un certo senso la colpa, di alcune scelte che si sono rivelate poi sbagliate.

E poi ci sono loro…loro sono Campioni di Germania e praticamente di tutto. Sono una macchina perfetta guidata da uno dei migliori allenatori degli ultimi tempi, se non il migliore in assoluto. Sono un mix perfetto di giocatori che hanno offerto il miglior calcio negli ultimi anni, e che naturalmente se sei una delle maggiori potenze economiche mondiali (sempre calcisticamente parlando, o forse non solo…) puoi permetterti. Inutile indugiare su di loro, li conosciamo, sono fortissimi, dei fenomeni, guardarli durante il riscaldamento dall’altro lato del campo mette quasi paura. A me Manuel Neuer ha impressionato come pochi altri calciatori hanno fatto dal vivo, e di sicuro come nessun altro portiere aveva mai fatto prima, e in campo ha dimostrato anche ieri sera di essere il migliore al mondo nel suo ruolo. Perché, parliamoci chiaro, se il Bayern non avesse avuto lui in porta, che con alcune parate sublimi al limite con l’inspiegabile ha salvato la porta, la Roma avrebbe potuto diminuire il passivo. Ma naturalmente con i “se” e i “ma” non si fa la storia: loro restano loro con tutti i loro fenomeni e i loro milioni, e la Roma resta la Roma con la sua buona prestazione nella seconda metà di gara, le ossa rotte fino al 90°, più consapevolezza nei propri mezzi ed un bagno di umiltà dal quale si potranno di sicuro ricavare degli insegnamenti e fare tesoro di questa batosta per non ritrovarsi in situazioni del genere. Del resto, la Roma è una squadra relativamente giovane e una serata così sarà sicura fonte di esperienza per l’allenatore, i giocatori e l’ambiente tutto.

Rispetto alla partita con la quale facevo il paragone, però, della serata di ieri ci sono dei lati positivi, che di sicuro nessuno dei quasi 70 mila allo stadio considerava, ma che non devono essere sottovalutati per rialzarsi in un momento così difficile. Il primo è che rispetto alla partita del Mineirao che aveva sancito la definitiva uscita dalla competizione della squadra di casa, questo 7-1 fa di sicuro tanto male, ma visto anche il suicidio sportivo del City a Mosca, che è riuscito a farsi rimontare dal 2-0 al 2-2 in 45′, il discorso qualificazione è ancora tutto apertissimo e vede la Roma avanti di 2 punti in classifica ai Citizens, coi quali giocheranno l’ultima partita del girone in casa.

L’altro lato positivo, che più che un lato positivo è una lezione da tenere ben presente, è quello che si è visto sugli spalti. Tolti quei pochi stupidi, perché non ho altro aggettivo con cui definirli, che hanno abbandonato lo stadio alla mezz’ora del primo tempo seppur sul il punteggio di 3-0, il resto degli spettatori, in qualunque settore dello stadio ha dato dimostrazione di grandissima civiltà e sportività verso la propria squadra e anche verso la squadra avversaria. Gli applausi dello stadio intero al Bayern, ai tifosi ospiti e di questi ultimi alla Roma e alla Sud riecheggeranno a lungo nella mia memoria insieme alla scena finale: al triplice fischio l’intera Curva Sud ha chiamato la squadra sotto la curva per ringraziarla comunque di quello che hanno dato sul campo e quasi come a consolarla e a spronarla a dare tutto in campionato hanno intonato il coro “Vinceremo il tricolor!”. Ennesima dimostrazione d’amore vero della Sud ai propri beniamini, se mai ce ne fosse stato ulteriore bisogno dopo il tutto esaurito registrato ieri sera. Una delle più belle immagini di calcio che io abbia mai avuto la fortuna e l’onore di vedere di persona.

Di sicuro, per motivi diversi, una serata indimenticabile.

GA

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Honda anomala sul campionato


Keisuke Honda

La settima giornata di questo campionato di Serie A verrà ricordata soprattutto per degli episodi, degli avvenimenti che hanno avuto, ed in alcuni casi avranno, un grosso impatto sulla giornata e sul prosieguo del campionato stesso.

Il Migliore Il primo dei protagonisti di giornata, anticipato già dal titolo, è il rossonero Keisuke Honda che con la sua doppietta ha regalato la vittoria a Verona sull’Hellas, in quello che è sempre stato un campo storicamente difficile per il Milan. Il Giapponese insieme ad i suoi compagni ha approfittato della giornata nera dei Veronesi che ha di sicuro facilitato il compito di giornata permettendo al Milan di chiudere la pratica già nel primo tempo, chiuso sul punteggio di 2 a 0. Dopo un arrivo in Italia particolarmente travagliato che aveva scatenato l’ira dei tifosi, le prestazioni di questo inizio di campionato l’hanno consacrato idolo della tifoseria milanista ed assoluto valore aggiunto di questo scorcio di campionato, quasi come se fosse lui il vero nuovo acquisto, nell’attesa e nella speranza che Torres riesca a sbloccarsi nelle prestazioni e nei gol. Con i due gol segnati in questa giornata, freddissimo sotto porta ed assistito in maniera perfetta da El Shaarawy (al rientro con una buonissima prestazione) e Rami, Honda sale per il momento in testa alla classifica marcatori insieme a Tevez e Callejon (anche lui due volte a segno in questa giornata contro l’Inter).

Tra passato e futuro Gli altri due protagonisti sono quelli che hanno fatto male a due squadre che hanno segnato la loro carriera: Fabio Quagliarella e Simone Zaza. Il primo ha segnato il gol decisivo contro una squadra che ha rappresentato parte del suo passato, perché all’Udinese ha passato due stagioni e mezzo ricche di soddisfazioni che l’hanno lanciato verso la Nazionale e le esperienze più importanti e blasonate di Napoli e Torino, sponda bianconera, prima di passare dall’altro lato della barricata e “tornare a casa” come lui stesso ha dichiarato all’arrivo al Toro, squadra nella quale è cresciuto calcisticamente ed ha fatto il suo esordio in Serie A il 14 Maggio del 2000. Il secondo invece ha segnato il momentaneo vantaggio e messo in difficoltà la difesa della Juventus, squadra che detiene parte del suo cartellino e che secondo le indiscrezioni di calciomercato rappresenterà molto probabilmente il suo futuro nelle stagioni a venire.

Trasferta fatale Uno che non scorderà facilmente questa giornata di campionato è di sicuro Eugenio Corini, al quale la larga sconfitta all’Olimpico contro la Roma (3-0) è costata l’esonero. Un esonero che a mio modo di vedere è la conferma di quanto in Italia si abbia davvero molta poca pazienza di aspettare la crescita di un allenatore che ha comunque dimostrato di poter far bene nonostante i mezzi a disposizione siano quelli che sono e considerato che l’obiettivo è sempre e comunque la salvezza, considerato anche che in questo inizio di campionato la ormai ex squadra di Corini ha dovuto affrontare praticamente tutte le grandi (nell’ordine Juve, Napoli, Milan e Roma). Spero che il Chievo non debba pentirsi di questo esonero esattamente come ha fatto il Sassuolo costretto a richiamare dopo l’esonero Eusebio Di Francesco, costretto a rimettere in piedi una squadra allo sbando dopo la gestione Malesani. Al posto di Corini subentra Maran, dopo aver risolto il contratto col Catania. Chiudendo con una battuta di Pierluigi Pardo: sono quattro anni che sulla panchina del Chievo non si vede un capello (Di Carlo, Sannino, Corini e Maran).

Top Gol Per la giornata i tre gol migliori secondo Minuto91 sono: il gol del momentaneo 1-0 di Dybala in Palermo-Cesena, il 2-0 della Samp a Cagliari con Obiang e il primo gol di Honda su assist di El Shaarawy.

Per la settimana testa alle coppe con le squadre italiane impegnate in partite di grande fascino e fondamentali per il passaggio del turno, una su tutte Roma-Bayern di questa sera che vi racconterò direttamente dalla tribuna dell’Olimpico, sperando che sia una bellissima serata di festa ed uno spot per il calcio italiano nel mondo.

GA

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Verso la 7ª giornata, con un occhio all’Europa


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Dopo la pausa per le Nazionali e le gare di qualificazione agli Europei 2016, sabato alle 18:00 ricomincia la Serie A con la settima giornata del campionato 2014/2015.

Sarà la classica giornata interlocutoria, come tutte quelle che precedono e seguono il turno infrasettimanale di coppa, in cui le squadre impegnate in Champions o Europa League oltre a mettere in campo la solita cattiveria agonistica per continuare la marcia in campionato, aggiungeranno anche un pizzico di strategia per affrontare al meglio i tre impegni della settimana.

Si comincia subito con le due prime della classe che scendono in campo sabato a distanza di meno di tre ore impegnate in due partite non particolarmente dispendiose o pericolose per risultato e classifica (almeno sulla carta), la Roma affronterà infatti il Chievo alle 18:00 e la Juventus giocherà alle 20:45 in trasferta contro il Sassuolo. Dopo il big match che le ha viste di fronte il 5 Ottobre, sul quale non mi soffermerò nemmeno, la pausa sembra essere arrivata nel momento ideale per recuperare dagli infortuni, ma soprattutto per calmare i bollenti spiriti che avevano animato i giorni immediatamente successivi alla partita. In realtà, a confermare che quest’anno non ci sarà una rivalità come le altre tra Roma e Juventus, ci ha pensato Morgan De Sanctis: il portiere giallorosso ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta nella quale attacca la i bianconeri, dicendo che la sudditanza psicologica esiste e che non si riuscirà a giocare mai ad armi pari contro di loro, visto quanto tutto il sistema calcistico italiano sia già orientato verso Torino, sponda bianconera ovviamente. Il portiere ex Napoli ed Udinese ha poi concluso dicendo che nonostante tutto la Roma ha dimostrato di essere la migliore squadra del campionato e lotteranno fino alla fine per conquistare lo Scudetto. Qualcosa mi dice che queste non saranno le ultime dichiarazioni al veleno rilasciate da un componente delle due squadre in questione.

Scorrendo la classifica: la grande sorpresa Sampdoria farà visita al Cagliari di Zeman domenica alle 15:00 con una bella iniziativa di solidarietà sulle maglie per testimoniare, se mai ce ne fosse bisogno dopo l’aiuto prezioso degli ultimi giorni di entrambe le squadre che giocano sotto la Lanterna, la propria vicinanza alla popolazione genovese colpita dall’ennesima alluvione nei giorni scorsi, mentre l’altra genovese chiuderà il programma di giornata col Monday Night delle 20:45 giocando proprio in casa contro l’Empoli di Sarri.

Nell’anticipo delle 12:30 si sfidano al Franchi Fiorentina e Lazio a pari punti (9), mentre alle 15:00 altre due squadre a pari merito, Verona e Milan (11 punti), cercheranno di smuovere la classifica dopo le rispettive vittorie interne contro Cagliari e Chievo. Le altre tre partite delle 15:00 promettono di essere abbastanza equilibrate per gli obiettivi finali di tutte le squadre, che possano essere una salvezza tranquilla o un posto in Europa: Atalanta-Parma, Palermo-Cesena e Torino-Udinese chiudono infatti il programma pomeridiano prima del big match di giornata delle 20:45.

A San Siro, infatti, si sfideranno forse le grandi deluse di questo inizio di stagione. Alla disperata ricerca di punti e di buon gioco e con entrambe le panchine pericolosamente in bilico, Inter e Napoli con lo strano incrocio di ex in panchina, cercheranno di tornare sui livelli che tutti si aspettavano ad inizio campionato per allontanare le nubi che al momento stazionano su Appiano Gentile e su Castel Volturno e tornare protagonisti in campionato.

Buona Settima Giornata!

GA

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