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Mal d’Europa


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Per analizzare quella che è stata la sconfitta della Juventus sul campo dell’Olympiacos (1-0 con gol dell’ex Palermo Kasami) e più in generale la profonda crisi delle Italiane in Europa a parte brevi momenti di splendore, al di là del risultato stesso, del gioco, dei valori in campo e della componente sfortuna che ha influito sul risultato finale, vorrei partire da due spunti ricevuti da due grandi amici. Da quando il blog è online, infatti, molti lettori che mi sono vicini da sempre si soffermano a commentare gli articoli di persona o, vista la distanza geografica, ci troviamo spesso a commentare avvenimenti e partite via sms. La cosa mi ha sempre fatto, e continuerà a farmi un immenso piacere e voglio ringraziare tutti Voi per questo, perché il blog va avanti anche grazie a Voi.

Il primo più che uno spunto, è praticamente una sentenza. Walter, juventino convinto sempre molto sportivo e lucido, mi ha mandato un sms che da un tifoso mi ha colpito davvero tanto. L’sms recitava: “Si è rotto il giocattolo Juve!”. La risposta che gli ho dato la svilupperò qui: secondo me è davvero ancora presto per dire se dopo il cambio di allenatore il “giocattolo” si sia davvero rotto. È presto semplicemente perché anche l’anno scorso, con Conte in panchina, la musica non era tanto diversa. Continuiamo a vedere una Juve a due facce: inarrestabile in campionato e davvero piccola in Europa, il contrario di quanto capitava fino a qualche anno fa al Milan. Il suo sconforto nasce di sicuro dalla battuta d’arresto subita a Reggio Emilia nella scorsa giornata e dalla sconfitta arrivata ad Atene (divenuta la seconda consecutiva in Europa dopo quella a Madrid contro l’Atleti). La squadra rispetto all’anno scorso è praticamente la stessa, anche se Pirlo dopo l’infortunio che ha caratterizzato il suo avvio di stagione sembra il fratello scarso del solito grande regista. Vista la location della sconfitta di mercoledì si potrebbe dire che fino ad ora, per quel pochissimo che ha dato modo di vedere finora, ha dimostrato di essere un condottiero stanco, e ai più maliziosi (con me in testa) il pensiero andrà al fatto che il suo calo verticale di rendimento coincide, stranamente, coll’arrivo in panchina di colui che lo aveva etichettato come giocatore finito e come tale impacchettato e spedito verso Corso Galileo Ferraris 32, Torino. Le prossime settimane saranno cruciali per rispondere a Walter e per capire se la Juventus è davvero in salute o se ormai è un “giocattolo” rotto che deve essere curato e riparato per tornare a funzionare perfettamente come è stato fino a poco tempo fa: ci sono quattro partite per continuare lo scontro a distanza con la Roma e, in mezzo, il ritorno in casa contro l’Olympiacos. È il momento ideale per dimostrare che la Juventus continua ad essere la solita corazzata (magari anche senza aiutini) in Italia e che può dire la sua anche nell’Europa che conta davvero.

Il secondo spunto è una domanda di Andrea, col quale ho guardato le partite Europee del mercoledì. Lui, grande tifoso Romanista, non è molto dentro alle questioni Europee e spesso non conosce palcoscenici del genere, magari un po’ sottovalutati ma sempre pericolosissimi. Prima della partita mi ha chiesto un pronostico ed io, per onestà intellettuale e senza autocelebrazioni, avevo pronosticato una sconfitta di misura per la Juve in una partita chiusa e nervosa. Lui non capiva il mio pronostico ma dopo il gol di Kasami è arrivata puntuale la domanda: “Com’è che le squadre Italiane forti, poi fanno così fatica in Europa?”. La risposta, secondo la mia modestissima opinione, è molto semplice: la verità è che noi, arrivati a questo punto così basso del nostro calcio, dobbiamo prendere consapevolezza e capire che ormai il nostro campionato ed il nostro movimento non possono mettersi a confronto con le super potenze Spagna, Germania ed Inghilterra, ma devono fare i conti con le modeste Francia, Portogallo, da ieri sera Grecia e purtroppo, visto il ko 2-0 del Napoli a Berna, pare si debbano fare i conti anche con la Svizzera. Ovviamente il divario, lo spread se preferite, tra Noi e le grandi d’Europa è minore di quanto possano dimostrare l’1-7 di martedì e l’1-0 di mercoledì, ma di sicuro è un divario col quale dovremo abituarci a fare i conti, per questo e per i prossimi anni, perché purtroppo un gap del genere è di sicuro sanabile (e, secondo la mia ottimistica visione delle cose, si sanerà) ma non in tempi brevissimi.

Sono certo che il movimento calcistico Italiano si rialzerà e in Europa si tornerà ad avere paura delle squadre Italiane. Magari sarà utopia sperare di vedere un’Italiana giocare la finale di Champions di San Siro nel 2016, ma di sicuro torneremo ai vertici, dove meritiamo di stare.

Io ci credo!

GA

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