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Semifinali: e adesso?


Juventus

Dopo l’esaltazione doverosa delle ultime ore dovute a storiche qualificazioni in semifinale di Champions ed Europa League che mancavano da anni, penso sia altrettanto doverosa un’analisi su quello che davvero le Nostre squadre possano fare nel doppio confronto che potrebbe aprire le porte delle rispettive finali delle competizioni più importanti per club.

Capitolo Champions League: l’importante era passare il turno e tornare in Semifinale dopo 12 lunghi anni. In mezzo Calciopoli, la Serie B, la risalita, il nuovo ciclo Conte e Allegri. Si, ma come si è passato il turno? La Juventus era nettamente superiore al Monaco per qualità di gioco ed individualità, ma questo non si è minimamente visto, specialmente nella partita di ritorno che, francamente, è stata orribile. La Juve meritava di passare perché era la squadra più forte, la migliore tra le due, eppure ha permesso che il Monaco la schiacciasse, rischiando di subire il gol che avrebbe sconvolto gli equilibri di un doppio confronto sulla carta comodo, permettendo inoltre ai Monegaschi di recriminare per gli episodi che hanno inciso (e forse non poco) sulla qualificazione finale. Logica conseguenza di tutto ciò è che adesso la Juventus, da splendida Cenerentola invitata finalmente al Gran Ballo della Champions, rischia di trasformarsi in squadra materasso, nella squadra che le altre 3 contendenti sperano di accaparrarsi per avere un confronto non troppo impegnativo che spianerebbe la strada verso l’Olympiastadion di Berlino. I Bianconeri, a mio avviso, hanno sprecato un’occasione per dare dimostrazione di forza e di valore contro un avversario decisamente alla portata, esattamente come hanno fatto negli ottavi contro il Borussia Dortmund, sacrificando prestazione e bel gioco in favore di un passaggio del turno oltre le più rosee previsioni di inizio stagione. Stamattina l’urna di Nyon ha decretato che ad affrontare la Juventus in semifinale sarà il Real Madrid, di quel Carlo Ancelotti che tanto male ha fatto alla Juventus in quella stessa edizione di 12 anni fa che aveva visto un altro Juventus-Real Madrid in semifinale, la partita perfetta che aprì le porte del paradiso di Manchester, che Carletto sbatté in faccia alla Juventus vincendo la sua prima Champions League sulla panchina del Milan. Probabilmente il Real era la migliore squadra che potesse capitare alla Juventus, visti gli infortuni che condizionano l’unifichi titolare di Ancelotti e che lo costringono alla ricerca di eroi alternativi, come nella serata di mercoledì in cui Hernandez, fuori dai radar per una stagione intera, gli ha regalato la qualificazione in semifinale. Per come la vedo io, la Juventus è comunque (almeno) un gradino sotto le altre tre squadre approdate in semifinale che, almeno al momento, credo non siano alla portata della formazione di Allegri, che dopo il sorteggio ha dichiarato: “Saranno anche loro 11 in campo.”. Già, il vero problema è chi sono quegli 11 in campo. La Juventus può e deve giocarsela, forte della consapevolezza di essere già arrivata oltre i propri obiettivi, provando l’impresa avendo nulla da perdere contro dei mostri sacri del Calcio Mondiale. Il grosso vantaggio dei Bianconeri sarà sicuramente quello: sono arrivati tra le prime 4 insieme a Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco, nessuno potrà rimproverargli nulla se dovessero terminare qui il loro cammino, hanno già fatto molto più del loro dovere e deve essere un motivo di vanto, consapevoli che un’eventuale qualificazione alla Finale avrebbe del miracoloso. Di contro, per il Real Madrid uscire contro la squadra universalmente riconosciuta come la meno forte tra quelle rimaste sarebbe un’autentica tragedia per i Campioni in carica. Spero di vedere una Juve gagliarda, con rispetto ma senza paura, che possa trovare la giusta via di mezzo tra una partita da vittima sacrificale (come capitò in semifinale nel 2011 allo Schalke 04) e una qualunque partita dell’Atletico Madrid.

Capitolo Europa League: la grande sconfitta poteva arrivare dall’urna e, fortunatamente, così non è stato: a nessuno sarebbe piaciuto compiere due cavalcate parallele ed essere costretti  sceglierne solo una per la Finale. Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che in quel caso saremmo stati sicuri di averne una in Finale, ma preferisco avere la possibilità di giocarmene due piuttosto che averne una sicura. A parte questa opinione squisitamente personale, penso che il sogno di avere di nuovo (finalmente) una Finale tutta Italiana, che sarebbe curiosamente il remake della scorsa Finale di Coppa Italia finita in tragedia, non è mai stato così vicino alla realtà. Il Napoli, dopo aver eliminato, umiliandolo in casa, il Wolfsburg candidato alla vittoria finale, non deve avere paura di nessuno e dovrà giocarsi la semifinale col Dnipro nel migliore dei modi, rispettando l’avversario che si è guadagnato l’approdo in semifinale, ma consapevole del proprio valore, ma consapevole soprattutto che la Finale è decisamente alla portata. Discorso un po’ più complesso per la Fiorentina, che affronterà il Siviglia campione in carica, vincitore del trofeo 3 volte in 9 anni, con Unay Emery al timone, ottimo giovane allenatore in orbita Milan da parecchi mesi. Della Valle predica, giustamente, che non bisogna avere paura di nessuno, sperando in una grande partita, sfruttando il fattore campo al ritorno, sognando un Derby Italiano a Varsavia.

GA

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Due feriti, Nessun morto


Roma - Juventus

Dopo la lunga, troppo per quanto mi riguarda, pausa causa esami universitari, e quella decisamente più gradita per lo Spazio Granata, Minuto91 torna ad occuparsi della Serie A. Mai occasione potrebbe essere migliore della partita più importante di questo campionato, lo scontro tra le prime della classe, che si preannunciava scoppiettante dopo le rispettive vittorie in Europa: Roma – Juventus.

Per il titolo di questo pezzo ho ritirato fuori una vecchia frase detta da Buffon (“Meglio due feriti che un morto”) quando gli chiesero delle combine nel calcio: questa chiaramente non vuole essere un’allusione al fatto che la partita sia stata truccata o che il risultato sia stato deciso a tavolino, ma semplicemente rimanda al fatto che una vittoria bianconera avrebbe, secondo il mio modo di vedere, definitivamente chiuso un campionato che al momento potremmo comunque definire agonizzante, che la Roma poteva riportare in vita e riaprire inaspettatamente ma che, come tutti sappiamo dopo il triplice fischio dello scontro diretto, non ha fatto.

Nella prima parte dell’incontro non si è assistito ad un bello spettacolo, non almeno quanto si sperava. La partita è stata fin da subito molto bloccata e il fallaccio dopo 18 secondi di De Rossi lasciava presagire come sarebbe stato il clima agonistico della partita stessa. La Juve ha dato l’impressione di voler aspettare la Roma, sulla falsariga della partita di Champions contro il BVB, per poi ripartire in contropiede come benissimo hanno saputo fare i giocatori bianconeri martedì in coppa, giocando un calcio che, da discreto osservatore, farebbe giusto al caso di un Milan che decise di cacciare proprio l’attuale allenatore della Juve ormai più di un anno fa e che adesso brancola nel buio, ma questa è un’altra storia. La prima frazione di gioco si avvia alla conclusione senza particolari pericoli per i due portieri: De Sanctis rischia di subire un autogol clamoroso da Manolas, e Buffon è spettatore privilegiato di una partita non particolarmente esaltante.

Al rientro in campo dopo il riposo si cambia registro: è la Juve a fare la partita, la Roma subisce gli attacchi bianconeri che si avvicinano pericolosamente al gol in un paio di occasioni. Allegri ha capito che la partita può essere gestita (e vinta) diversamente da come era inizialmente stata preparata e la squadra risponde benissimo a questo nuovo cambio di rotta. La difesa giallorossa è totalmente in bambola e sul lato sinistro i bianconeri entrano come una lama nel burro grazie ad un Torosidis visibilmente in difficoltà, al quale viene presentato il conto al minuto 62, quando stende Vidal dopo l’ennesima incursione, prende il secondo giallo e va anzitempo sotto la doccia. Come nel più classico dei paradossi “murphologici” (http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Murphy), se la partita giallorossa sembrava essersi messa male, un minuto dopo si è messa peggio. Dalla punizione immediatamente successiva all’espulsione, Tevez mette alle spalle uno splendido arcobaleno che lascia di sasso De Sanctis: 1-0 Juve. Sfido chiunque al 65°, con la Juve in vantaggio e la Roma in 10 a prevedere quello che poi sarebbe successo: dopo il gol la Juventus spegne la luce, esce definitivamente dal campo e la Roma anche grazie ai cambi inizia finalmente a giocare a calcio. Il primo tiro in porta dei giallorossi arriva al 70° (!!!) minuto di gioco con uno splendido colpo di testa di Manolas che impegna Buffon. La Roma si sblocca, dimostrando quello che è il vero problema di questa squadra, ovvero un problema di testa, psicologico: causa scatenante di questo problema sono state, a mio modo di vedere, delle partite chiave (Juventus, Bayern Monaco e Manchester City) che hanno minato profondamente la fiducia di una squadra che altrimenti sarebbe andata molto meglio di quanto effettivamente sta facendo. Si scrolla di dosso tutti i blocchi e tutte le paure che l’hanno frenata fino a quel momento e mette sotto la Juve, che gli regala praticamente 20 minuti di partita, gran parte del possesso palla e 3 tiri in porta, uno dei quali costa il pareggio finale firmato da Keita di testa.

La Juventus si è confermata una squadra solidissima, capace di comportarsi da grande squadra, capace di saper gestire la partita, ma ancora incapace di ammazzare partita e campionato quando gli si è presentata l’occasione. Allegri dovrà essere bravo a tenere alta la tensione per gli impegni futuri di Coppa Italia e Champions League, perché quel drastico calo di tensione negli ultimi minuti di partita se dovesse ricapitare potrebbe essere pagato a caro prezzo su palcoscenici diversi. La Roma ha dimostrato ancora una volta di avere grossi limiti dal punto di vista psicologico, caratteriale e del temperamento, ma una volta superati i blocchi mentali e la paura si è rivelata per quello che è: una grande squadra capace di mettere in difficoltà i Campioni d’Italia in carica anche in inferiorità numerica. Un ultimo appunto sui tanti discorsi che si sono fatti su Totti e De Rossi, sul loro temperamento, sul fatto che la Roma abbia giocato meglio senza di loro perché loro da Romani e Romanisti soffrono le partite importanti in casa. È indubbio che i cambi abbiano dato una svolta alla partita ma questo non è avvenuto per l’uscita dal campo delle due Bandiere giallorosse. Parliamo di gente che ha giocato una finale mondiale, gente abituata anche a serate di Champions, gente pronta a dare tutto per la squadra della propria città. Quel ragazzino con la 10 giallorossa sulle spalle, nemmeno due mesi fa, ha pareggiato un Derby da solo, segnando due gol in un tempo solo. Penso che la loro dedizione e la loro voglia di far bene con quella maglia non siano da discutere, ma che semplicemente una serata storta possa capitare anche ai più grandi.

Spero, per il bene del campionato, che sia tornata la vera Roma. E che magari la Juve distratta dagli impegni riesca a rendere questa volata finale ancora più bella e divertente di quanto già non sia, per vivere insieme i mesi più caldi della stagione calcistica e raccontarvi domenica dopo domenica, partita dopo partita, questa splendida stagione.

Minuto91 is back!!!

GA

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Nubi alle spalle


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Dopo aver seguito le partite della 4ª giornata di Champions League sono stato assalito da una serie di pensieri e sensazioni contrastanti sulle due partite delle Italiane di questi giorni. Juventus e Roma escono, infatti, da questa giornata con risultati diversi, ma con spirito tutto sommato simile.

La partita della Juventus di martedì contro l’Olympiacos (3-2 finale con reti di Pirlo, Botia, Ndinga, aut. Roberto e Pogba), oltre che essere stata una delle più sofferte degli ultimi anni per i tifosi, ha forse segnato a mio avviso il vero inizio dell’era Allegri sulla panchina bianconera. Per la prima volta, infatti, la Juventus ha giocato con la difesa a quattro, cambiando sistema di gioco per la prima volta dall’arrivo, e successiva partenza, di Antonio Conte. Il classico 352 del tecnico Leccese aveva accompagnato anche le prime uscite della “nuova” Juve di Allegri, che però ha costruito i successi della sua carriera sulla difesa a 4. Dunque, la partita contro l’Olympiacos era storica già soltanto per questo motivo. In aggiunta a questo, la Juventus ha vinto una partita difficile, forse anche più di quella d’andata, reagendo da grande squadra ad una grossa difficoltà quale poteva essere il vantaggio dei Greci, facendolo in maniera compatta ed organizzata, senza disunirsi alla disperata ricerca dei 3 punti. Avendo assistito alla partita su Sky, facendo un’analisi dell’atmosfera e della partita in campo grazie al racconto dei telecronisti, riassumerei la partita dicendo che è stata: giocata al ritmo di una partita Spagnola, in uno stadio con l’atmosfera Inglese e vinta con la forza Tedesca. La Juventus c’è, ha battuto un colpo, non è una squadra già eliminata ed ha tutti i mezzi per qualificarsi e fare bene. Pirlo, al secondo gol consecutivo dopo quello di Empoli, è tornato in condizione segnando il primo vantaggio e dimostrando di essere il solito condottiero capace di caricarsi una squadra intera sulle spalle e che, in un ponte tra presente e futuro, passa il testimone a Pogba, il quale si spera possa restare a lungo in Italia (senza aggiungersi alla lunga lista di campioni persi dal nostro campionato), che segna il gol del vantaggio definitivo a coronamento di tre minuti giocati ad un ritmo forsennato dalla squadra di Allegri che ha avuto il merito di aumentare il ritmo e trovare la rimonta senza però perdere nella qualità del gioco. Se vogliamo, l’unica nota negativa della serata è stata il rigore fallito da Vidal praticamente a tempo scaduto che, nell’economia della classifica, per quel che riguarda la differenza reti, potrebbe pesare davvero tantissimo quando sarà il momento di tirare le somme. A questo punto della competizione ecco la situazione di classifica (tra parentesi la differenza reti): Atletico Madrid 9 (+7), Juventus 6 (+1), Olympiacos 6 (-1), Malmö 3 (-7).

Per quel che riguarda la Roma, la partita di Monaco spero abbia definitivamente chiuso il capitolo Bayern, cancellando le scorie dell’incidente dell’andata. Si perché l’effetto di quell’1-7 del 21 Ottobre è stato disastroso dal punto di vista soprattutto mentale della squadra. La mia impressione, infatti, è che prima della partita la Roma fosse una squadra inesperta, quasi incosciente dal punto di vista Europeo, convinta di poter giocarsela con tutti, forti del loro strapotere in Italia condiviso con la Juventus. Quella partita, però, ha rotto qualcosa all’interno della mentalità di squadra, minando le solidissime certezze dei giallorossi che dopo quell’evento catastrofico sono scivolati in un vortice di paura, perdendo certezze. Sono passati dall’essere convinti di poter fare tutto (anche quello che in realtà non erano in grado di fare), a non essere più nemmeno consci di ciò che sapevano fare realmente, avendo quasi paura di mettere in campo ciò che fino ad ora gli era riuscito alla perfezione. La partita di ritorno all’Allianz Arena di Monaco, terminata col punteggio di 2-0 (Ribery, Götze), ci ha restituito una Roma consapevole del proprio valore, che ha giocato una partita dignitosa e ben coperta, senza commettere gli errori dell’andata, contro una squadra stellare che in questo momento era davvero impossibile da fermare per il suo livello attuale. Anche dalle dichiarazioni a fine partita si evince il cambio di stato d’animo all’interno dell’ambiente giallorosso, certi di aver definitivamente cancellato l’1-7, sicuri che adesso la stagione continuerà in crescendo, pronti a lottare fino alla fine su tutti i fronti. Dall’impegno di domenica sera contro il Torino capiremo se quelle dei giallorossi sono state solo parole o se davvero è un trauma definitivamente superato e lasciato alle spalle. Tornando alla Champions League, ciò che rende la sconfitta di Monaco meno amara è il tracollo casalingo del Manchester City contro il CSKA di Mosca, che porta i giallorossi ad un passo dalla qualificazione agli ottavi. Questa la classifica dopo la 4ª giornata: Bayern Monaco 12 (+12), Roma 4 (-4), CSKA Mosca 4 (-4), Manchester City 2 (-2).

In definitiva le due Italiane escono dalla due giorni di Champions con risultato opposto ma spirito simile, visto che adesso vedono sempre di più avvicinarsi l’obiettivo qualificazione che per un attimo sembrava lontanissimo e quasi impossibile da raggiungere. Le ultime due partite saranno di sicuro decisive e complicate da affrontare, ma se affrontate con lo spirito giusto potrebbero portare ad archiviare il discorso qualificazione addirittura con una giornata d’anticipo. Personalmente sono molto fiducioso sul futuro delle due squadre nella competizione, spero non capitino ribaltoni esagerati e che nessuna delle due squadre perda la testa lungo la strada che porta agli ottavi.

Adesso tocca a Voi, avanti tutta!

GA

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Fine Primo Quarto


Soccer: Serie A; Juventus-Roma

Ci avviamo spediti verso quella che sarà la decima giornata di questo campionato, giornata che tra le altre cose anticipa la giornata di Champions ed Europa League e ci fa completare il primo quarto di stagione. Come sempre, quando si raggiungi un numero così consistente ed una cifra tonda è sempre momento di primi bilanci per capire come continuerà questo campionato e quali squadre e giocatori potranno esserne i veri grandi protagonisti.

Le Migliori Per quel che riguarda la lotta SCHUDETTO (errore di grammatica voluto, ma qualcuno di voi capirà sicuramente la citazione), non c’è mai stato nessun dubbio, Juventus e Roma sono probabilmente più di una spanna sopra le altre squadre e continueranno il loro duello davvero a lungo. Lo scontro diretto del 5 Ottobre ha acceso ancor di più quella che era già una rivalità storica e che gli ultimi avvenimenti hanno portato a livelli altissimi che, a mio avviso, resteranno così alti ancora per molti anni. Fare un pronostico sulla vittoria finale è praticamente impossibile, ma siamo sicuri che potremmo assistere ad uno dei campionati più divertenti ed avvincenti degli ultimi anni, che terrà tutti i tifosi col fiato sospeso fino all’ultimo. Speriamo tutti che a guadagnarne sarà solo ed esclusivamente lo spettacolo sul campo.

Le Deluse Le grandi deluse di questo campionato fino a questo momento sono di sicuro due: Inter e Napoli. Una in balia dei terremoti societari, ancora alle prese con un faticosissimo cambio ai vertici della società che ha portato al definitivo abbandono di Massimo Moratti, che ha influito non poco sui risultati sul campo e sulla serenità dell’ambiente tutto. L’altra a convivere ancora con un contraccolpo psicologico non indifferente dato dalla sconfitta di Bilbao e dalla conseguente eliminazione dalla Champions League. Entrambe le squadre erano le designate per lottare fino a fine campionato per il terzo posto utile per la Champions League, al momento obiettivo non impossibile da raggiungere, ma di sicuro ci sia aspettava molto di più dal punto di vista del gioco, delle prestazioni e dello spettacolo. Ci sono tre quarti di campionato per far fare meglio, anche perché far peggio, visti i valori in campo delle squadre, sembra francamente difficile.

Le Incompiute Le squadre incompiute di questo primo quarto di campionato sono quelle che si sono affrontate nel posticipo di domenica scorsa in campionato: Milan e Fiorentina. La prima, parte dopo un anno difficilissimo e travagliato che ha portato a due cambi in panchina e alla ricostruzione generale di un ambiente svecchiato pronto ad esprimere un buon calcio. La seconda, con tanta voglia di recuperare i tanti campioni e pronta a far bene, dopo un anno di transizione. Già…entrambe pronte, ma in concreto? Vedendo la partita di domenica che le ha messe a diretto confronto è apparso chiarissimo che, a parte i soliti tatticismi per cercare di far sbagliare l’altro, sono due squadre che giocano discretamente, ma alle quali manca ancora qualcosa per fare un salto di qualità ed essere validissime concorrenti per i posti in Europa. Francamente, al momento la più attrezzata mi sembra la Viola, perché ha un gruppo già consolidato, un allenatore bravo con un’idea di gioco ben definita, ma soprattutto recupererà presto due campioni di sicuro livello che torneranno a breve dagli infortuni per dare una mano, probabilmente decisiva, nella volata per l’Europa. Il Milan è al primo atto di una ricostruzione che per i tifosi sarà lunga e sofferta, con qualche lampo di gioia, ma sono certo che potrà portare i Rossoneri nuovamente ai vertici, ma solo se coadiuvato adeguatamente da un ritrovato interesse ed impegno economico del suo presidente e da un assetto societario ben definito e stabile. Solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo.

La Peggiore La squadra che più ha deluso in questo primo quarto di campionato, viste anche le splendide prestazioni fatte vedere alla fine dello scorso, è di sicuro il Parma. Fino all’anno scorso era la squadra, dopo Juve e Roma, che nessuno voleva affrontare perché era la più in forma, la più in salute e la più difficile da affrontare. Aveva conquistato l’Europa a suon di gol e di bel gioco, consacrando Donadoni al ritrovato ruolo di ottimo allenatore, dopo che aveva perso gran parte della sua credibilità dopo il suo personale fallimento azzurro. Adesso è una squadra spenta, persa, senza identità né carattere. Il Tardini, fortino fino alla scorsa stagione, è diventato terra di conquista per chiunque e il Parma si ritrova relegato all’ultima posizione in solitaria con una sola vittoria in 9 giornate. Questo forte calo di una squadra rimasta la stessa per gran parte del suo organico, visto che le cessioni di Amauri e Parolo (alle quali si aggiunge lo stop di Biabiany) non possono spiegare un cambiamento del genere, è secondo me figlio proprio di quello che è successo lo scorso campionato. La squadra e l’ambiente non hanno superato lo shock di aver perso una qualificazione Europea conquistata sul campo senza neanche poter difenderla per colpa di un errore burocratico. Donadoni stesso non sembra lo steso allenatore che stava in panchina fino a pochi mesi fa e si trova a gestire un gruppo spento che sembra quasi senza più motivazioni. Serve uno scossone per fermare il declino.

La Sorpresa Se c’è una squadra che non ci si aspettava facesse così bene fino all’inizio del campionato è di sicuro la Sampdoria di Massimo Ferrero e allenata da Mihajlovic. È una squadra che l’allenatore serbo riesce a far giocare molto bene, in maniera organizzata, e l’entusiasmo dei tanti giovani presenti nell’undici titolare, grazie anche al giusto mix con la vecchia guarda Doriana, ha creato davvero un bellissimo gruppo, unito, che potrebbe portare a sognare in grande questa squadra dopo gli anni di sofferenza e la retrocessione. Menzione particolare per l’Udinese di Stramaccioni, che dopo aver chiuso un importantissimo ciclo con Guidolin è riuscita a rimanere i vertici del campionato anche grazie a quell’intramontabile fuoriclasse che è Antonio Di Natale.

Questo il bilancio del primo quarto di campionato, non vedo l’ora di vivere insieme a voi i restanti tre quarti.

GA

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Mal d’Europa


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Per analizzare quella che è stata la sconfitta della Juventus sul campo dell’Olympiacos (1-0 con gol dell’ex Palermo Kasami) e più in generale la profonda crisi delle Italiane in Europa a parte brevi momenti di splendore, al di là del risultato stesso, del gioco, dei valori in campo e della componente sfortuna che ha influito sul risultato finale, vorrei partire da due spunti ricevuti da due grandi amici. Da quando il blog è online, infatti, molti lettori che mi sono vicini da sempre si soffermano a commentare gli articoli di persona o, vista la distanza geografica, ci troviamo spesso a commentare avvenimenti e partite via sms. La cosa mi ha sempre fatto, e continuerà a farmi un immenso piacere e voglio ringraziare tutti Voi per questo, perché il blog va avanti anche grazie a Voi.

Il primo più che uno spunto, è praticamente una sentenza. Walter, juventino convinto sempre molto sportivo e lucido, mi ha mandato un sms che da un tifoso mi ha colpito davvero tanto. L’sms recitava: “Si è rotto il giocattolo Juve!”. La risposta che gli ho dato la svilupperò qui: secondo me è davvero ancora presto per dire se dopo il cambio di allenatore il “giocattolo” si sia davvero rotto. È presto semplicemente perché anche l’anno scorso, con Conte in panchina, la musica non era tanto diversa. Continuiamo a vedere una Juve a due facce: inarrestabile in campionato e davvero piccola in Europa, il contrario di quanto capitava fino a qualche anno fa al Milan. Il suo sconforto nasce di sicuro dalla battuta d’arresto subita a Reggio Emilia nella scorsa giornata e dalla sconfitta arrivata ad Atene (divenuta la seconda consecutiva in Europa dopo quella a Madrid contro l’Atleti). La squadra rispetto all’anno scorso è praticamente la stessa, anche se Pirlo dopo l’infortunio che ha caratterizzato il suo avvio di stagione sembra il fratello scarso del solito grande regista. Vista la location della sconfitta di mercoledì si potrebbe dire che fino ad ora, per quel pochissimo che ha dato modo di vedere finora, ha dimostrato di essere un condottiero stanco, e ai più maliziosi (con me in testa) il pensiero andrà al fatto che il suo calo verticale di rendimento coincide, stranamente, coll’arrivo in panchina di colui che lo aveva etichettato come giocatore finito e come tale impacchettato e spedito verso Corso Galileo Ferraris 32, Torino. Le prossime settimane saranno cruciali per rispondere a Walter e per capire se la Juventus è davvero in salute o se ormai è un “giocattolo” rotto che deve essere curato e riparato per tornare a funzionare perfettamente come è stato fino a poco tempo fa: ci sono quattro partite per continuare lo scontro a distanza con la Roma e, in mezzo, il ritorno in casa contro l’Olympiacos. È il momento ideale per dimostrare che la Juventus continua ad essere la solita corazzata (magari anche senza aiutini) in Italia e che può dire la sua anche nell’Europa che conta davvero.

Il secondo spunto è una domanda di Andrea, col quale ho guardato le partite Europee del mercoledì. Lui, grande tifoso Romanista, non è molto dentro alle questioni Europee e spesso non conosce palcoscenici del genere, magari un po’ sottovalutati ma sempre pericolosissimi. Prima della partita mi ha chiesto un pronostico ed io, per onestà intellettuale e senza autocelebrazioni, avevo pronosticato una sconfitta di misura per la Juve in una partita chiusa e nervosa. Lui non capiva il mio pronostico ma dopo il gol di Kasami è arrivata puntuale la domanda: “Com’è che le squadre Italiane forti, poi fanno così fatica in Europa?”. La risposta, secondo la mia modestissima opinione, è molto semplice: la verità è che noi, arrivati a questo punto così basso del nostro calcio, dobbiamo prendere consapevolezza e capire che ormai il nostro campionato ed il nostro movimento non possono mettersi a confronto con le super potenze Spagna, Germania ed Inghilterra, ma devono fare i conti con le modeste Francia, Portogallo, da ieri sera Grecia e purtroppo, visto il ko 2-0 del Napoli a Berna, pare si debbano fare i conti anche con la Svizzera. Ovviamente il divario, lo spread se preferite, tra Noi e le grandi d’Europa è minore di quanto possano dimostrare l’1-7 di martedì e l’1-0 di mercoledì, ma di sicuro è un divario col quale dovremo abituarci a fare i conti, per questo e per i prossimi anni, perché purtroppo un gap del genere è di sicuro sanabile (e, secondo la mia ottimistica visione delle cose, si sanerà) ma non in tempi brevissimi.

Sono certo che il movimento calcistico Italiano si rialzerà e in Europa si tornerà ad avere paura delle squadre Italiane. Magari sarà utopia sperare di vedere un’Italiana giocare la finale di Champions di San Siro nel 2016, ma di sicuro torneremo ai vertici, dove meritiamo di stare.

Io ci credo!

GA

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