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Troppo forti per essere veri


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Per Sempre Sventolerò Questa Bandiera

Uscendo dall’Olimpico sotto una leggera pioggia che aveva accompagnato gli ultimi minuti di una partita che già alla mezz’ora del primo tempo si era avviata verso una logica e praticamente certa conclusione, mi è capitato di pensare che avesse appena cominciato a piovere sul bagnato. Già, sul bagnato di una partita che è stata un pugno nello stomaco alle ambizioni della Roma in Europa, Roma che esce di sicuro ridimensionata dalla serata Europea ma che non deve piangersi addosso per una partita cominciata male e finita peggio.

Dalla Tribuna Montemario dalla quale ho assistito alla partita, ad un certo punto del primo tempo ho avvertito fortissima la sensazione di dejà vu, di qualcosa di già visto pochi mesi fa e che mai avrei pensato di poter rivedere, o almeno non in tempi brevi. Il pensiero di essere davanti ad una sorta di secondo atto di Brasile-Germania del Mondiale 2014 è arrivato immediatamente quando ho visto i giocatori della Roma inermi crollare sotto i colpi di un Bayern Monaco mostruoso, di sicuro in grande giornata, ma che comunque poteva essere quantomeno controllato e gestito in maniera diversa, anche se personalmente non penso davvero potesse essere in qualche modo fermato da questa Roma.

Non fraintendetemi, non intendo dire che la Roma sia una squadretta pronta al ruolo di agnello sacrificale in questa Champions League. Quello che voglio far notare è che, analizzata l’iniziale differenza abissale tra valori in campo, quello che ha fatto veramente la differenza in campo ieri sera è stato l’atteggiamento. Quell’atteggiamento che nelle precedenti partite aveva mostrato una Roma cinica, cattiva, con tanta voglia, capace di giocare a viso aperto a Manchester contro il City per 90 minuti, proprio quel punto di forza ha tradito la squadra e, mi permetto, per la prima volta ha tradito anche l’allenatore. Per fare il parallelo con la partita di Belo Horizonte, mentre i Tedeschi, molti dei quali in campo anche quella sera di luglio, attaccavano e attaccavano senza pietà, dall’altra parte non c’era nessun segno di reazione. Né in campo, né in panchina nessuno riusciva a dare l’impulso per quella che avrebbe potuto (e dovuto) essere una reazione diversa ai primi colpi subiti. Brasile-Germania sembrava essere una partita unica nel suo genere, ma pare che fino a quando questi qui continueranno a giocare così, tutto potrà succedere su quel rettangolo verde.

Ho visto una Roma a due facce: nel primo tempo è entrata in campo una Roma spaventata, piccola, impaurita, molle. Il mio primo pensiero guardando le facce dei giocatori era quello che sapevano che sarebbe finita così perché loro erano più forti e non avrebbero potuto fare nulla. È come se i giocatori che giocano in Italia sanno di essere loro stessi parte di un sistema ormai in declino e credano di essere quasi autorizzati o giustificati a perdere questo tipo di partite, perché nessuno si aspetta di più da loro. Come se una squadra italiana non potesse più giocare bene o far male ai grandi. Sono proprio della vigilia della partita le parole di Arjen Robben che ha dichiarato: “La Roma? Gioca un gran calcio…eppure è una squadra italiana!”, come a dire: “Strano! Ormai quelli non sanno più giocare a pallone!”. Sembra passata una vita da quando l’Italia ha battuto la maggior parte dei giocatori in campo nella semifinale europea, esattamente come sembra passata una vita da quando questa stessa squadra è uscita con le ossa rotte da una finale di Champions giocata a Madrid proprio contro una squadra italiana.

Nel secondo tempo invece ho visto entrare in campo la squadra che a mio avviso avrebbe dovuto scendere in campo dall’inizio. Nessuno avrebbe potuto prevedere un crollo così verticale di Cole che ha dimostrato di essere un buonissimo terzino, ma di non essere più in grado di reggere attacchi del genere, o almeno non in serate come quella. Il Capitano, l’unico per me al momento degno di tale appellativo in Italia, purtroppo non ha più la velocità di un tempo ed è sempre il solito metronomo che sulla trequarti campo smista palloni come un perfetto direttore d’orchestra senza sbagliarne uno, ma in partite del genere forse sarebbe stato meglio agire in maniera diversa, ed è proprio l’allenatore Francese a prendersi la responsabilità, e in un certo senso la colpa, di alcune scelte che si sono rivelate poi sbagliate.

E poi ci sono loro…loro sono Campioni di Germania e praticamente di tutto. Sono una macchina perfetta guidata da uno dei migliori allenatori degli ultimi tempi, se non il migliore in assoluto. Sono un mix perfetto di giocatori che hanno offerto il miglior calcio negli ultimi anni, e che naturalmente se sei una delle maggiori potenze economiche mondiali (sempre calcisticamente parlando, o forse non solo…) puoi permetterti. Inutile indugiare su di loro, li conosciamo, sono fortissimi, dei fenomeni, guardarli durante il riscaldamento dall’altro lato del campo mette quasi paura. A me Manuel Neuer ha impressionato come pochi altri calciatori hanno fatto dal vivo, e di sicuro come nessun altro portiere aveva mai fatto prima, e in campo ha dimostrato anche ieri sera di essere il migliore al mondo nel suo ruolo. Perché, parliamoci chiaro, se il Bayern non avesse avuto lui in porta, che con alcune parate sublimi al limite con l’inspiegabile ha salvato la porta, la Roma avrebbe potuto diminuire il passivo. Ma naturalmente con i “se” e i “ma” non si fa la storia: loro restano loro con tutti i loro fenomeni e i loro milioni, e la Roma resta la Roma con la sua buona prestazione nella seconda metà di gara, le ossa rotte fino al 90°, più consapevolezza nei propri mezzi ed un bagno di umiltà dal quale si potranno di sicuro ricavare degli insegnamenti e fare tesoro di questa batosta per non ritrovarsi in situazioni del genere. Del resto, la Roma è una squadra relativamente giovane e una serata così sarà sicura fonte di esperienza per l’allenatore, i giocatori e l’ambiente tutto.

Rispetto alla partita con la quale facevo il paragone, però, della serata di ieri ci sono dei lati positivi, che di sicuro nessuno dei quasi 70 mila allo stadio considerava, ma che non devono essere sottovalutati per rialzarsi in un momento così difficile. Il primo è che rispetto alla partita del Mineirao che aveva sancito la definitiva uscita dalla competizione della squadra di casa, questo 7-1 fa di sicuro tanto male, ma visto anche il suicidio sportivo del City a Mosca, che è riuscito a farsi rimontare dal 2-0 al 2-2 in 45′, il discorso qualificazione è ancora tutto apertissimo e vede la Roma avanti di 2 punti in classifica ai Citizens, coi quali giocheranno l’ultima partita del girone in casa.

L’altro lato positivo, che più che un lato positivo è una lezione da tenere ben presente, è quello che si è visto sugli spalti. Tolti quei pochi stupidi, perché non ho altro aggettivo con cui definirli, che hanno abbandonato lo stadio alla mezz’ora del primo tempo seppur sul il punteggio di 3-0, il resto degli spettatori, in qualunque settore dello stadio ha dato dimostrazione di grandissima civiltà e sportività verso la propria squadra e anche verso la squadra avversaria. Gli applausi dello stadio intero al Bayern, ai tifosi ospiti e di questi ultimi alla Roma e alla Sud riecheggeranno a lungo nella mia memoria insieme alla scena finale: al triplice fischio l’intera Curva Sud ha chiamato la squadra sotto la curva per ringraziarla comunque di quello che hanno dato sul campo e quasi come a consolarla e a spronarla a dare tutto in campionato hanno intonato il coro “Vinceremo il tricolor!”. Ennesima dimostrazione d’amore vero della Sud ai propri beniamini, se mai ce ne fosse stato ulteriore bisogno dopo il tutto esaurito registrato ieri sera. Una delle più belle immagini di calcio che io abbia mai avuto la fortuna e l’onore di vedere di persona.

Di sicuro, per motivi diversi, una serata indimenticabile.

GA

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