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Due feriti, Nessun morto


Roma - Juventus

Dopo la lunga, troppo per quanto mi riguarda, pausa causa esami universitari, e quella decisamente più gradita per lo Spazio Granata, Minuto91 torna ad occuparsi della Serie A. Mai occasione potrebbe essere migliore della partita più importante di questo campionato, lo scontro tra le prime della classe, che si preannunciava scoppiettante dopo le rispettive vittorie in Europa: Roma – Juventus.

Per il titolo di questo pezzo ho ritirato fuori una vecchia frase detta da Buffon (“Meglio due feriti che un morto”) quando gli chiesero delle combine nel calcio: questa chiaramente non vuole essere un’allusione al fatto che la partita sia stata truccata o che il risultato sia stato deciso a tavolino, ma semplicemente rimanda al fatto che una vittoria bianconera avrebbe, secondo il mio modo di vedere, definitivamente chiuso un campionato che al momento potremmo comunque definire agonizzante, che la Roma poteva riportare in vita e riaprire inaspettatamente ma che, come tutti sappiamo dopo il triplice fischio dello scontro diretto, non ha fatto.

Nella prima parte dell’incontro non si è assistito ad un bello spettacolo, non almeno quanto si sperava. La partita è stata fin da subito molto bloccata e il fallaccio dopo 18 secondi di De Rossi lasciava presagire come sarebbe stato il clima agonistico della partita stessa. La Juve ha dato l’impressione di voler aspettare la Roma, sulla falsariga della partita di Champions contro il BVB, per poi ripartire in contropiede come benissimo hanno saputo fare i giocatori bianconeri martedì in coppa, giocando un calcio che, da discreto osservatore, farebbe giusto al caso di un Milan che decise di cacciare proprio l’attuale allenatore della Juve ormai più di un anno fa e che adesso brancola nel buio, ma questa è un’altra storia. La prima frazione di gioco si avvia alla conclusione senza particolari pericoli per i due portieri: De Sanctis rischia di subire un autogol clamoroso da Manolas, e Buffon è spettatore privilegiato di una partita non particolarmente esaltante.

Al rientro in campo dopo il riposo si cambia registro: è la Juve a fare la partita, la Roma subisce gli attacchi bianconeri che si avvicinano pericolosamente al gol in un paio di occasioni. Allegri ha capito che la partita può essere gestita (e vinta) diversamente da come era inizialmente stata preparata e la squadra risponde benissimo a questo nuovo cambio di rotta. La difesa giallorossa è totalmente in bambola e sul lato sinistro i bianconeri entrano come una lama nel burro grazie ad un Torosidis visibilmente in difficoltà, al quale viene presentato il conto al minuto 62, quando stende Vidal dopo l’ennesima incursione, prende il secondo giallo e va anzitempo sotto la doccia. Come nel più classico dei paradossi “murphologici” (http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Murphy), se la partita giallorossa sembrava essersi messa male, un minuto dopo si è messa peggio. Dalla punizione immediatamente successiva all’espulsione, Tevez mette alle spalle uno splendido arcobaleno che lascia di sasso De Sanctis: 1-0 Juve. Sfido chiunque al 65°, con la Juve in vantaggio e la Roma in 10 a prevedere quello che poi sarebbe successo: dopo il gol la Juventus spegne la luce, esce definitivamente dal campo e la Roma anche grazie ai cambi inizia finalmente a giocare a calcio. Il primo tiro in porta dei giallorossi arriva al 70° (!!!) minuto di gioco con uno splendido colpo di testa di Manolas che impegna Buffon. La Roma si sblocca, dimostrando quello che è il vero problema di questa squadra, ovvero un problema di testa, psicologico: causa scatenante di questo problema sono state, a mio modo di vedere, delle partite chiave (Juventus, Bayern Monaco e Manchester City) che hanno minato profondamente la fiducia di una squadra che altrimenti sarebbe andata molto meglio di quanto effettivamente sta facendo. Si scrolla di dosso tutti i blocchi e tutte le paure che l’hanno frenata fino a quel momento e mette sotto la Juve, che gli regala praticamente 20 minuti di partita, gran parte del possesso palla e 3 tiri in porta, uno dei quali costa il pareggio finale firmato da Keita di testa.

La Juventus si è confermata una squadra solidissima, capace di comportarsi da grande squadra, capace di saper gestire la partita, ma ancora incapace di ammazzare partita e campionato quando gli si è presentata l’occasione. Allegri dovrà essere bravo a tenere alta la tensione per gli impegni futuri di Coppa Italia e Champions League, perché quel drastico calo di tensione negli ultimi minuti di partita se dovesse ricapitare potrebbe essere pagato a caro prezzo su palcoscenici diversi. La Roma ha dimostrato ancora una volta di avere grossi limiti dal punto di vista psicologico, caratteriale e del temperamento, ma una volta superati i blocchi mentali e la paura si è rivelata per quello che è: una grande squadra capace di mettere in difficoltà i Campioni d’Italia in carica anche in inferiorità numerica. Un ultimo appunto sui tanti discorsi che si sono fatti su Totti e De Rossi, sul loro temperamento, sul fatto che la Roma abbia giocato meglio senza di loro perché loro da Romani e Romanisti soffrono le partite importanti in casa. È indubbio che i cambi abbiano dato una svolta alla partita ma questo non è avvenuto per l’uscita dal campo delle due Bandiere giallorosse. Parliamo di gente che ha giocato una finale mondiale, gente abituata anche a serate di Champions, gente pronta a dare tutto per la squadra della propria città. Quel ragazzino con la 10 giallorossa sulle spalle, nemmeno due mesi fa, ha pareggiato un Derby da solo, segnando due gol in un tempo solo. Penso che la loro dedizione e la loro voglia di far bene con quella maglia non siano da discutere, ma che semplicemente una serata storta possa capitare anche ai più grandi.

Spero, per il bene del campionato, che sia tornata la vera Roma. E che magari la Juve distratta dagli impegni riesca a rendere questa volata finale ancora più bella e divertente di quanto già non sia, per vivere insieme i mesi più caldi della stagione calcistica e raccontarvi domenica dopo domenica, partita dopo partita, questa splendida stagione.

Minuto91 is back!!!

GA

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Luci a San Siro


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Titolo, e conseguente argomento, quasi scontato per questa 12esima giornata di campionato che ha regalato diverse sorprese sul campo e che ha vissuto un lunghissimo avvicinamento, come sempre in questi casi, al Derby della Madonnina di domenica sera. Partita alla quale si è arrivati dopo le due settimane di sosta che ci hanno restituito un’Inter con un allenatore diverso, con un nuovo sistema di gioco e un nuovo modulo. Dall’altra parte della barricata, il Milan ormai rodato dopo l’inizio di campionato si è dovuto preoccupare solo delle novità che il nuovo Mister avrebbe potuto mettere in campo e studiare le eventuali contromisure.

È stato definito da molti alla vigilia un Derby “triste”, visto che ormai da parecchio tempo la stracittadina Milanese non è uno scontro diretto per i migliori posti in campionato, ma una partita tra due squadre deluse dal periodo e dalla stagione in corso che cercano tre punti nella partita più importante della stagione per risollevare il morale dei tifosi più scettici. Il segno dei tempi che cambiano è percepibile già allo scambio dei gagliardetti, i capitani sono Mexés e Ranocchia, a dimostrazione che i tempi in cui le vere bandiere delle due squadre sono ben lontani e che forse i detrattori di questa partita non hanno tutti i torti. Ma in realtà, secondo la mia visione delle cose, la partita non è stata così brutta come poteva essere. Ci sono stati tantissimi errori da parte di entrambe le squadre, alcuni madornali e che hanno inciso in maniera decisa sul risultato finale (1-1 Menez e Obi) come quello di Icardi sullo 0-0 e la traversa clamorosa di El Shaarawy sull’1-1 che trema ancora, e forse lo farà a lungo, nei pensieri dell’attaccante rossonero. Il Mancini bis inizia con un 433 inaspettato con Kovacic spostato a sinistra forse per mettere in difficoltà il terzino improvvisato Rami, che però risponde alla grande e gioca una delle sue migliori partite coprendo benissimo e ripartendo sulla fascia quasi fosse il suo ruolo naturale. Al Croato e a Palacio, Mancini chiede anche di tornare a coprire e il risultato è che ancora una volta l’argentino resta a secco. Sorte non molto diversa tocca all’omologo rossonero: il risveglio di Torres sembra, ahimè, molto lontano. Praticamente non vede mai la porta e non gli riesce neanche il classico lavoro sporco utilissimo per la squadra che, solitamente, attaccanti del suo calibro, con la sua struttura fisica e il suo talento, sono sempre in grado di svolgere. Entrambe le squadre mancavano di qualità a centrocampo e se per l’Inter non si scopre alla 12esima giornata di questo campionato, il Milan era abituato ad interpreti migliori. Pesa tantissimo l’assenza di De Jong, momentaneamente infortunato, e anche quella del lungo degente capitan Montolivo col passare delle settimane si fa sentire più delle altre. Fortunatamente per Inzaghi il rientro dei due centrocampisti è molto vicino e potrà iniziare a lavorare presto con quella che lui ha sempre definito la sua formazione ideale. Per Mancini il lavoro è appena cominciato, e come anticipato in un precedente articolo nemmeno per lui sarà breve e facile da compiere, ma almeno non dovrà gestire un ko nel Derby che avrebbe potuto lasciare scorie pericolose all’interno dell’ambiente tutto. Insomma, questo è stato decisamente uno di quei Derby vinto dalla paura: dalle tribune dello stadio la sensazione che nessuna delle due squadre volesse attaccare per paura di scoprirsi era palese. La filosofia dei minuti finali era chiara: meglio un punto guadagnato, che due punti persi. Di conseguenza, la classifica resta invariata, un punto a testa che, in una giornata che ha visto le battute d’arresto di Napoli e Samp, poteva sorridere in maniera più convinta ad una delle due sponde di Milano.

Poco più di una decina di anni fa il Derby decideva una semifinale di Champions, oggi può essere utile per decidere la corsa ad un posto in Europa League. Se è il contenuto della partita ad aver perso di fascino, di sicuro non l’ha fatto il contenitore: San Siro tutto esaurito, atmosfera da brividi, coreografie mozzafiato e cori continui per 90 minuti. Essere allo stadio è stata davvero un’esperienza indescrivibile che consiglio decisamente a qualunque tifoso di una delle due squadre almeno una volta nella vita. Da segnalare come, in virtù del patto di non aggressione siglato dalle due curve nel lontano 1983, non ci siano stati episodi di violenza. Afflusso e deflusso da e per lo stadio sono stati ordinatissimi, con tifosi delle opposte fazioni a camminare vicini, quasi in una processione pacifica verso quello che è uno dei templi più belli di questo Sport. A dimostrazione che il Calcio può essere vissuto in maniera bella, costruttiva, pacifica, amando la propria squadra e, soprattutto, questo magnifico Sport.

GA

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Ritorno Al Futuro


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La notizia clamorosa di questa mattina è ormai nota al grande pubblico: Thohir ha deciso di esonerare Walter Mazzarri dopo un anno e mezzo di rapporto burrascoso, nel quale non è mai sbocciato l’amore tra il tecnico Livornese e l’ambiente tutto. Per sostituirlo, la proprietà indonesiana ha deciso di percorrere la strada dell’ “usato sicuro”, richiamando alla Pinetina un allenatore che ha fatto sognare i tifosi e che riporta alla mente la grande Inter all’inizio del ciclo vincente di Morattiana memoria: Roberto Mancini è il nome scelto dalla società. Per lui contratto di due anni e mezzo per far tornare grande la sua amata Inter.

Quando è arrivato il comunicato ufficiale della società nerazzurra diverse sono state le reazioni nel mondo del calcio Italiano e fra i tifosi di tutta Italia. Personalmente (come già anticipato su articoli precedenti) ero uno di quelli che pensava che la colpa fosse in parte di Mazzarri ma che, effettivamente, con quella squadra si potesse fare poco di più. La verità è che appare chiaro anche dalle parole di Moratti, una di quelle persone che quasi meglio di tutti capisce quell’ambiente un po’ pazzo, è che il cambio si è davvero reso necessario. Fortemente voluto dallo stesso Moratti, Mazzarri era arrivato tra lo scetticismo generale dei tifosi che si erano innamorati di nuovo di un allenatore (il predecessore Stramaccioni) forse per la prima volta dai tempi di Murinho e che non hanno mai accettato di buon grado il cambio. Soprattutto non hanno mai accettato la gestione della squadra da parte di Mazzarri: troppi alibi, che spesso sapevano di squallidi tentativi di arrampicarsi sugli specchi, gaffe a ripetizione, mancanze di rispetto ad emblemi della recente storia nerazzurra che hanno portato l’ormai ex allenatore dell’Inter ad essere considerato scomodo da tutta la tifoseria della Curva Nord di San Siro.

Quello che serviva in questo momento all’ambiente era un ritorno alla vera e forte identità che è rappresentata da un uomo di fiducia, da qualcuno che la gente riconosca come davvero Interista, dopo gli ultimi mesti mesi passati un po’ come Nanni Moretti, parafrasando il suo film del 1998 “Aprile”, davanti alla tv pregando che Mazzarri o talvolta lo stesso Thohir “dicessero qualcosa di Interista”, capace di accendere gli animi di questi tifosi spenti dopo la rivoluzione post-Triplete. Per questo motivo i candidati principali alla successione sono stati fin da subito due simboli dall’importante significato: Walter Zenga, bandiera nerazzurra che ha difeso i pali della beneamata per 328 volte in 12 anni, e lo stesso Roberto Mancini, tecnico più quotato e mai dimenticato dai cuori Nerazzurri e forse secondo solo a Mourinho nelle preferenze dei tifosi. Mancini torna all’Inter più maturo dalle esperienze al Manchester City prima e al Galatasaray poi, con la sua solita idea di calcio che porterà di sicuro ad un cambio di modulo dopo il fallimento di Mazzarri e del suo 352. Il tecnico Jesino potrebbe infatti giocare di sicuro con la difesa a 4 e far tornare in auge all’Inter il ruolo del trequartista, dimenticato da Mazzarri, per impostare e costruire le sue azioni d’attacco. Ciò che è certo, per quanto mi riguarda, è che il solo cambio d’allenatore non può bastare a far diventare l’Inter una squadra da Champions. Può di sicuro riaccendere l’entusiasmo della squadra e dell’ambiente, ma dovrà essere adeguatamente coadiuvato da una serie di investimenti sul mercato, ferma restando la politica finanziaria del fair-play finanziario attuata dal tycoon Indonesiano. Dovranno quindi essere gestite al meglio le entrate e le uscite ed i relativi investimenti per migliorare la squadra e farla tornare ai fasti di un tempo non lontanissimo, ma dal quale sembra passata una vita intera (e 7 allenatori).

Guardando al breve termine, la settimana che aspetta il nuovo allenatore dell’Inter è di sicuro una delle più sentite ed importanti dell’anno, visto che porterà al Derby di Domenica 23 Novembre contro il Milan. Sfida come sempre ricca di fascino e piena di incroci, nella quale Roberto Mancini troverà Fernando Torres che durante il suo periodo al Liverpool eliminò l’ultima Inter di Mancini dalla Champions League portando il tecnico ad annunciare le dimissioni, poi ritirate, che portarono al successivo esonero del 29 Maggio 2008 dopo 3 Scudetti, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane. Dopo 6 anni lontano da quella panchina è pronto a ricominciare con la filosofia che lo contraddistingue, ribadita anche sul suo sito ufficiale: “Il tecnico perfetto non esiste. Esiste il più vincente in un determinato momento che non è necessariamente quello che porta a casa coppe o scudetti, ma piuttosto è un tecnico capace di dare un’impostazione a un gruppo e di ottenere risultati pur non avendo a disposizione undici campioni”.

Il “Ritorno al Futuro” del Mancio ha già il profumo del Derby.

GA

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Mila(NO!)


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Alla fine della 10ª giornata di Serie A, visti tutti i risultati e le varie prestazioni delle squadre, quello che salta all’occhio è il difficilissimo momento che stanno attraversando le due squadre Milanesi. Da sempre considerate grandi storiche del nostro campionato, Milan ed Inter si trovano relegate al ruolo di squadra media al quale non erano abituate dopo i successi degli ultimi anni in Italia ed in Europa. Le due situazioni sono molto diverse l’una dall’altra, ma il risultato purtroppo per i tifosi non cambia: una sconfitta a testa (entrambe per 2-0 contro Palermo e Parma) nell’ultimo turno di campionato che interrompe una serie di 6 risultati utili consecutivi per il Milan, e una serie di 2 vittorie consecutive per la squadra di Mazzarri, che da quando allena l’Inter non è mai riuscito a vincerne tre in fila, tra l’altro riuscendo ad interrompere il digiuno di vittorie del Parma che perdeva ininterrottamente da 6 giornate.

Motivi diversi dicevamo, ma perché le Milanesi non riescono ad esprimere un buon calcio come potrebbero fare visto il livello degli organici ed il loro nome? Di sicuro non sono un veggente e non ho agganci all’interno delle due squadre per darvi certezze, quindi prendete tutte le mie parole col beneficio del dubbio, consapevoli che sono solo mie opinioni ed impressioni. Per quel che riguarda l’Inter già diverse volte abbiamo affrontato l’argomento delle tensioni societarie dovute al cambio ai vertici dell’azienda che influiscono sulle prestazioni, ma non possono e non devono essere l’unica giustificazione per una prima parte di campionato (e di Europa League) così mediocre. La verità è che Mazzarri non riesce a far giocare la squadra come vorrebbe, come per larghi tratti dello scorso campionato è riuscito a farla giocare. Il primo pensiero vedendo una partita dell’Inter è che non sembra una squadra di Mazzarri, che ci ha abituato ad un grande gioco sulle fasce e a grande velocità. Se dovessi scegliere un solo problema dell’Inter, però, sceglierei il fatto che a questa squadra manca qualità a centrocampo, manca il vero regista della squadra. Non si può puntare su giocatori come Hernanes e Kovacic: il primo continua a dimostrare di essere incostante, il secondo forse è ancora troppo acerbo e non si può buttare la croce addosso a lui. Capite bene che se il gioco lo impostano Medel o M’vila, c’è qualcosa che non va, quindi aumentando la qualità a centrocampo, gli esterni potranno avere più libertà di sviluppare il loro gioco e la squadra girerà meglio.

Per quel che riguarda il Milan, il vero problema è che ci sono diversi problemi (perdonate il gioco di parole). Partendo dal presupposto che penso che il Milan non stia facendo male in termini di risultati visto l’organico e la disastrosa scorsa stagione, è sotto gli occhi di tutti che non gioca sempre al meglio. Perché? Dopo le prime giornate passate in testa alla classifica sulle ali dell’entusiasmo, la dura realtà dei valori in campo ha interrotto i sogni di gloria. L’unico reparto a salvarsi per me è il centrocampo, con De Jong su tutti vero condottiero di questa squadra. In difesa manca qualità, perché non sempre può metterci una pezza il Diego Lopez o l’eterno Abbiati di turno e soprattutto perché ormai i tifosi hanno metabolizzato il fatto che lì dietro non ci sono più i vari Maldini, Costacurta, Baresi o Thiago Silva: ci sono i vari Zapata, Bonera, Abate. Con tutto il rispetto per questi giocatori, però, non sempre riescono a chiudere contro gli attacchi organizzati delle grandi e, ormai, anche delle piccole. De Sciglio è irriconoscibile al momento e sta attraversando un pessimo momento, al contrario di Abate che, tolta la pessima prestazione di domenica, sta vivendo uno dei migliori momenti in carriera. L’attacco va a fasi alterne: Honda gioca bene ed è una piacevole sorpresa e una delle poche note davvero positive, Menez oscilla tra il benissimo e il “male male” (cit.), El Shaarawy ha i suoi soliti spunti ma purtroppo non segna da 618 giorni, Torres è molto più vicino al mood Chelsea che a quello Liverpool e Pazzini è impiegato col contagocce. A questo proposito, un aspetto che secondo me non aiuta la squadra è il continuo cambio di formazione: infatti Inzaghi ha praticamente sempre cambiato l’undici iniziale e questo secondo me non aiuta la creazione dell’intesa necessaria che solo giocando insieme si può creare. In aggiunta a tutto questo non va dimenticata la lunga assenza di Montolivo, che può non piacere ed essere certamente criticato, ma per l’economia di gioco di questo Milan è davvero fondamentale e il suo imminente rientro può davvero essere una boccata d’ossigeno per i Rossoneri in questo naufragio di incertezza e confusione.

Navigando a vele spiegate verso il Derby del 23 Novembre comunque, per quanto le due situazioni e i problemi possano essere diversi, Milan e Inter hanno una difficoltà comune: non riescono a reagire e a giocare bene ed in maniera organizzata contro una squadra che si chiude e sa difendere per ripartire. Infatti entrambe le squadre non sono mai andate oltre il pareggio in situazioni di svantaggio, questo vuol dire che se le squadre avversarie passano in vantaggio e si chiudono le Milanesi non riescono ad organizzarsi per reagire e ribaltare il risultato. Per questo motivo sarà davvero interessante capire che tipo di partita bisognerà aspettarci per questo derby d’andata. Prima del derby però Milan ed Inter affronteranno rispettivamente la Sampdoria terza in classifica, per conquistare dei punti preziosi in vista dell’Europa, e l’Hellas Verona, reduce dal pareggio di Cesena. La stracittadina si giocherà come detto Domenica 23 Novembre alle 20:45, dopo la sosta per le Nazionali che darà modo di studiare il miglior modo per preparare la partita, alla quale, come sempre, come tutti i Derby, si arriva con grosse aspettative che speriamo verrano soddisfatte.

Crisi sì, ma lo spettacolo deve continuare.

GA

 

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Fine Primo Quarto


Soccer: Serie A; Juventus-Roma

Ci avviamo spediti verso quella che sarà la decima giornata di questo campionato, giornata che tra le altre cose anticipa la giornata di Champions ed Europa League e ci fa completare il primo quarto di stagione. Come sempre, quando si raggiungi un numero così consistente ed una cifra tonda è sempre momento di primi bilanci per capire come continuerà questo campionato e quali squadre e giocatori potranno esserne i veri grandi protagonisti.

Le Migliori Per quel che riguarda la lotta SCHUDETTO (errore di grammatica voluto, ma qualcuno di voi capirà sicuramente la citazione), non c’è mai stato nessun dubbio, Juventus e Roma sono probabilmente più di una spanna sopra le altre squadre e continueranno il loro duello davvero a lungo. Lo scontro diretto del 5 Ottobre ha acceso ancor di più quella che era già una rivalità storica e che gli ultimi avvenimenti hanno portato a livelli altissimi che, a mio avviso, resteranno così alti ancora per molti anni. Fare un pronostico sulla vittoria finale è praticamente impossibile, ma siamo sicuri che potremmo assistere ad uno dei campionati più divertenti ed avvincenti degli ultimi anni, che terrà tutti i tifosi col fiato sospeso fino all’ultimo. Speriamo tutti che a guadagnarne sarà solo ed esclusivamente lo spettacolo sul campo.

Le Deluse Le grandi deluse di questo campionato fino a questo momento sono di sicuro due: Inter e Napoli. Una in balia dei terremoti societari, ancora alle prese con un faticosissimo cambio ai vertici della società che ha portato al definitivo abbandono di Massimo Moratti, che ha influito non poco sui risultati sul campo e sulla serenità dell’ambiente tutto. L’altra a convivere ancora con un contraccolpo psicologico non indifferente dato dalla sconfitta di Bilbao e dalla conseguente eliminazione dalla Champions League. Entrambe le squadre erano le designate per lottare fino a fine campionato per il terzo posto utile per la Champions League, al momento obiettivo non impossibile da raggiungere, ma di sicuro ci sia aspettava molto di più dal punto di vista del gioco, delle prestazioni e dello spettacolo. Ci sono tre quarti di campionato per far fare meglio, anche perché far peggio, visti i valori in campo delle squadre, sembra francamente difficile.

Le Incompiute Le squadre incompiute di questo primo quarto di campionato sono quelle che si sono affrontate nel posticipo di domenica scorsa in campionato: Milan e Fiorentina. La prima, parte dopo un anno difficilissimo e travagliato che ha portato a due cambi in panchina e alla ricostruzione generale di un ambiente svecchiato pronto ad esprimere un buon calcio. La seconda, con tanta voglia di recuperare i tanti campioni e pronta a far bene, dopo un anno di transizione. Già…entrambe pronte, ma in concreto? Vedendo la partita di domenica che le ha messe a diretto confronto è apparso chiarissimo che, a parte i soliti tatticismi per cercare di far sbagliare l’altro, sono due squadre che giocano discretamente, ma alle quali manca ancora qualcosa per fare un salto di qualità ed essere validissime concorrenti per i posti in Europa. Francamente, al momento la più attrezzata mi sembra la Viola, perché ha un gruppo già consolidato, un allenatore bravo con un’idea di gioco ben definita, ma soprattutto recupererà presto due campioni di sicuro livello che torneranno a breve dagli infortuni per dare una mano, probabilmente decisiva, nella volata per l’Europa. Il Milan è al primo atto di una ricostruzione che per i tifosi sarà lunga e sofferta, con qualche lampo di gioia, ma sono certo che potrà portare i Rossoneri nuovamente ai vertici, ma solo se coadiuvato adeguatamente da un ritrovato interesse ed impegno economico del suo presidente e da un assetto societario ben definito e stabile. Solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo.

La Peggiore La squadra che più ha deluso in questo primo quarto di campionato, viste anche le splendide prestazioni fatte vedere alla fine dello scorso, è di sicuro il Parma. Fino all’anno scorso era la squadra, dopo Juve e Roma, che nessuno voleva affrontare perché era la più in forma, la più in salute e la più difficile da affrontare. Aveva conquistato l’Europa a suon di gol e di bel gioco, consacrando Donadoni al ritrovato ruolo di ottimo allenatore, dopo che aveva perso gran parte della sua credibilità dopo il suo personale fallimento azzurro. Adesso è una squadra spenta, persa, senza identità né carattere. Il Tardini, fortino fino alla scorsa stagione, è diventato terra di conquista per chiunque e il Parma si ritrova relegato all’ultima posizione in solitaria con una sola vittoria in 9 giornate. Questo forte calo di una squadra rimasta la stessa per gran parte del suo organico, visto che le cessioni di Amauri e Parolo (alle quali si aggiunge lo stop di Biabiany) non possono spiegare un cambiamento del genere, è secondo me figlio proprio di quello che è successo lo scorso campionato. La squadra e l’ambiente non hanno superato lo shock di aver perso una qualificazione Europea conquistata sul campo senza neanche poter difenderla per colpa di un errore burocratico. Donadoni stesso non sembra lo steso allenatore che stava in panchina fino a pochi mesi fa e si trova a gestire un gruppo spento che sembra quasi senza più motivazioni. Serve uno scossone per fermare il declino.

La Sorpresa Se c’è una squadra che non ci si aspettava facesse così bene fino all’inizio del campionato è di sicuro la Sampdoria di Massimo Ferrero e allenata da Mihajlovic. È una squadra che l’allenatore serbo riesce a far giocare molto bene, in maniera organizzata, e l’entusiasmo dei tanti giovani presenti nell’undici titolare, grazie anche al giusto mix con la vecchia guarda Doriana, ha creato davvero un bellissimo gruppo, unito, che potrebbe portare a sognare in grande questa squadra dopo gli anni di sofferenza e la retrocessione. Menzione particolare per l’Udinese di Stramaccioni, che dopo aver chiuso un importantissimo ciclo con Guidolin è riuscita a rimanere i vertici del campionato anche grazie a quell’intramontabile fuoriclasse che è Antonio Di Natale.

Questo il bilancio del primo quarto di campionato, non vedo l’ora di vivere insieme a voi i restanti tre quarti.

GA

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Presidentissimi


Bayern Muenchen v Inter Milan - UEFA Champions League Final

Moratti abbraccia Mourinho in quella che è forse la serata più felice della sua Presidenza: Madrid, 22 Maggio 2010, Inter sul tetto d’Europa.

Sono una parte fondamentale ed imprescindibile del Calcio e della Nostra Serie A, ma ci sono determinati momenti storici in cui le questioni societarie prendono il sopravvento su quello che succede in campo tutti i riflettori vengono puntati sulle sedi, piuttosto che sui campi da gioco. Per motivi diversi, tre Presidenti in questo momento si trovano ad affrontare situazioni diverse, difficili, particolari, e nel Nostro viaggio lungo un campionato, oggi mi sembra doveroso, in avvicinamento alla nona giornata, parlare di quelli per i quali queste giornate sono state e saranno più particolari delle altre.

Il primo è un omaggio doveroso ad un personaggio che, al di là della fede calcistica, ha rappresentato un pezzo di storia degli ultimi vent’anni di Serie A. È un omaggio ad uno degli ultimi Presidentissimi storici rimasti in attività che, purtroppo, pochi giorni fa ha rassegnato le dimissioni da Presidente Onorario della sua amata Inter, per tornare ad essere un semplice tifoso (seppur con un pacchetto azionario di minoranza di sua proprietà all’interno della società): Massimo Moratti, uomo da sempre legato da una lunga tradizione familiare ai colori nerazzurri che ha portato la squadra sul tetto del mondo dopo aver dato fondo a gran parte delle proprie risorse per il bene dell’Inter stessa. Non parlerò dell’argomento Calciopoli, questo vuole semplicemente essere un saluto ad un grande uomo di Sport e di Calcio, che tanto si è speso per la Sua squadra, sua perché era uno dei pochi rimasti ad essere tifoso prima ancor che Presidente, la cui storia a mio avviso, anche se penso di non essere il solo a pensarlo, avrebbe sicuramente meritato un finale diverso. Moratti è infatti stato risucchiato in un vortice di novità portato da Erick Thohir, che ha spazzato via quanto di più radicato potesse esserci nel calcio italiano, eliminando quasi ogni traccia di vecchia guardia nerazzurra e di identità che potesse esserci all’interno della squadra, portando il Presidente Onorario ad abbandonare la sua carica. Mi permetto di dire che anche mister Walter Mazzarri ha contribuito all’allontanamento dell’ormai ex Patron nerazzurro, dimostrando tra l’altro davvero poco rispetto per l’uomo che fortemente l’ha voluto e che l’ha portato su quella panchina. Di sicuro, se fosse stato ancora Moratti a staccare l’assegno per il suo ingaggio, la situazione sarebbe andata in maniera diversa, ma tengo a sottolineare che è solo una mia opinione. Ciò che è certo è che Moratti adesso è semplicemente un azionista di minoranza della Sua Inter, che adesso guarderà per la prima volta a San Siro semplicemente con gli occhi di un tifoso eternamente innamorato.

Un Presidente che ben si collega alla situazione Inter è una new entry nel calcio Italiano ed un vero fiume in piena che, secondo me, regalerà una perla al giorno e ci darà sicuramente tantissimo materiale su cui scrivere:  sto parlando naturalmente del nuovo presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero. Subentrato pochi mesi fa alla Famiglia Garrone, storica proprietaria della società blucerchiata, Ferrero ha subito fatto parlare di sé per interviste, tweet, proclami e performance in tribuna fuori dagli schemi e che hanno fatto divertire e discutere. Ferrero è infatti un personaggio molto controverso: c’è che dice che servano personaggi del genere e che faccia bene un po’ di giocosità e di allegria in un mondo spesso troppo serio ed incravattato. Altri invece pensano che di personaggi del genere si farebbe volentieri a meno e che non interessa essere così fuori dagli schemi predefiniti e consolidati del mondo del calcio. Quando si gioca così tanto al limite, però, l’inconveniente è sempre dietro l’angolo: nell’intervista di sabato sera post Sampdoria-Roma, il Presidente ha infatti dichiarato “…non conosco personalmente Moratti, ma ho avuto il piacere di sentirlo al telefono. Mi dispiace per come è stato trattato, ma io del resto gliel’avevo detto de caccià quer Filippino dalla società e riprendersela lui…”. Dichiarazioni che hanno fatto discutere e che sono state seguite da un comunicato ufficiale di scuse da parte del Patron blucerchiato. Ciò che è certo di questo personaggio così controverso è che continuerà a far di discutere, anche se personalmente penso che sia semplicemente un bambinone al quale piace scherzare, che prende la vita così come viene e che nelle sue parole non ci sia mai nessuna punta di cattiveria. Aspettiamo con ansia la prossima, che puntuale come un orologio svizzero è arrivata dopo pranzo con l’intervista rilasciata dopo pranzo in cui definisce la Juventus padrona dei giornali. Decisamente un Presidente unico, con una vita da cinema.

L’ultimo Presidente di oggi, è uno che sta attraversando uno dei momenti più difficile da gestire della sua gestione. Il Parma di Tommaso Ghirardi, sta infatti attraversando un difficilissimo momento dal punto di vista dei risultati e del gioco che nessuno si aspettava dopo la splendida stagione passata. È un Parma irriconoscibile quello che scende in campo dall’inizio di questa stagione, crisi secondo me figlia di un calo psicologico avvertito dai giocatori e dall’ambiente dopo la cocente delusione dell’esclusione dall’Europa League dopo averla conquistata a suon di risultati la stagione scorsa sul campo. La panchina di Donadoni traballa sempre di più e adesso toccherà al Presidente fare i conti con i risultati deludenti della sua squadra e capire cosa possa essere meglio per risollevarsi da questa situazione. A mio avviso un esonero adesso sarebbe una soluzione scellerata, perché con impegni così ravvicinati si rischia un ulteriore crollo. Ghirardi farebbe meglio a valutare le prossime partite ed eventualmente cambiare alla prossima sosta che darebbe più tempo al nuovo allenatore per ambientarsi e provare a sistemare le cose. Il Presidente, del resto, si è sempre dimostrato uomo di calcio attento pronto a fare di tutto per amore del Parma, quindi sono sicuro che riuscirà a prendere la decisione più giusta per la squadra e per i tifosi, insieme all’amministratore delegato Pietro Leonardi.

Il viaggio tra i Presidenti è appena cominciato, e viste le personalità che sono presenti nel Nostro panorama calcistico, sono certo che da adesso alla fine della stagione, ci sarà parecchio materiale su cui scrivere.

Abbiamo appena cominciato!

GA

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Honda anomala sul campionato


Keisuke Honda

La settima giornata di questo campionato di Serie A verrà ricordata soprattutto per degli episodi, degli avvenimenti che hanno avuto, ed in alcuni casi avranno, un grosso impatto sulla giornata e sul prosieguo del campionato stesso.

Il Migliore Il primo dei protagonisti di giornata, anticipato già dal titolo, è il rossonero Keisuke Honda che con la sua doppietta ha regalato la vittoria a Verona sull’Hellas, in quello che è sempre stato un campo storicamente difficile per il Milan. Il Giapponese insieme ad i suoi compagni ha approfittato della giornata nera dei Veronesi che ha di sicuro facilitato il compito di giornata permettendo al Milan di chiudere la pratica già nel primo tempo, chiuso sul punteggio di 2 a 0. Dopo un arrivo in Italia particolarmente travagliato che aveva scatenato l’ira dei tifosi, le prestazioni di questo inizio di campionato l’hanno consacrato idolo della tifoseria milanista ed assoluto valore aggiunto di questo scorcio di campionato, quasi come se fosse lui il vero nuovo acquisto, nell’attesa e nella speranza che Torres riesca a sbloccarsi nelle prestazioni e nei gol. Con i due gol segnati in questa giornata, freddissimo sotto porta ed assistito in maniera perfetta da El Shaarawy (al rientro con una buonissima prestazione) e Rami, Honda sale per il momento in testa alla classifica marcatori insieme a Tevez e Callejon (anche lui due volte a segno in questa giornata contro l’Inter).

Tra passato e futuro Gli altri due protagonisti sono quelli che hanno fatto male a due squadre che hanno segnato la loro carriera: Fabio Quagliarella e Simone Zaza. Il primo ha segnato il gol decisivo contro una squadra che ha rappresentato parte del suo passato, perché all’Udinese ha passato due stagioni e mezzo ricche di soddisfazioni che l’hanno lanciato verso la Nazionale e le esperienze più importanti e blasonate di Napoli e Torino, sponda bianconera, prima di passare dall’altro lato della barricata e “tornare a casa” come lui stesso ha dichiarato all’arrivo al Toro, squadra nella quale è cresciuto calcisticamente ed ha fatto il suo esordio in Serie A il 14 Maggio del 2000. Il secondo invece ha segnato il momentaneo vantaggio e messo in difficoltà la difesa della Juventus, squadra che detiene parte del suo cartellino e che secondo le indiscrezioni di calciomercato rappresenterà molto probabilmente il suo futuro nelle stagioni a venire.

Trasferta fatale Uno che non scorderà facilmente questa giornata di campionato è di sicuro Eugenio Corini, al quale la larga sconfitta all’Olimpico contro la Roma (3-0) è costata l’esonero. Un esonero che a mio modo di vedere è la conferma di quanto in Italia si abbia davvero molta poca pazienza di aspettare la crescita di un allenatore che ha comunque dimostrato di poter far bene nonostante i mezzi a disposizione siano quelli che sono e considerato che l’obiettivo è sempre e comunque la salvezza, considerato anche che in questo inizio di campionato la ormai ex squadra di Corini ha dovuto affrontare praticamente tutte le grandi (nell’ordine Juve, Napoli, Milan e Roma). Spero che il Chievo non debba pentirsi di questo esonero esattamente come ha fatto il Sassuolo costretto a richiamare dopo l’esonero Eusebio Di Francesco, costretto a rimettere in piedi una squadra allo sbando dopo la gestione Malesani. Al posto di Corini subentra Maran, dopo aver risolto il contratto col Catania. Chiudendo con una battuta di Pierluigi Pardo: sono quattro anni che sulla panchina del Chievo non si vede un capello (Di Carlo, Sannino, Corini e Maran).

Top Gol Per la giornata i tre gol migliori secondo Minuto91 sono: il gol del momentaneo 1-0 di Dybala in Palermo-Cesena, il 2-0 della Samp a Cagliari con Obiang e il primo gol di Honda su assist di El Shaarawy.

Per la settimana testa alle coppe con le squadre italiane impegnate in partite di grande fascino e fondamentali per il passaggio del turno, una su tutte Roma-Bayern di questa sera che vi racconterò direttamente dalla tribuna dell’Olimpico, sperando che sia una bellissima serata di festa ed uno spot per il calcio italiano nel mondo.

GA

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Verso la 7ª giornata, con un occhio all’Europa


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Dopo la pausa per le Nazionali e le gare di qualificazione agli Europei 2016, sabato alle 18:00 ricomincia la Serie A con la settima giornata del campionato 2014/2015.

Sarà la classica giornata interlocutoria, come tutte quelle che precedono e seguono il turno infrasettimanale di coppa, in cui le squadre impegnate in Champions o Europa League oltre a mettere in campo la solita cattiveria agonistica per continuare la marcia in campionato, aggiungeranno anche un pizzico di strategia per affrontare al meglio i tre impegni della settimana.

Si comincia subito con le due prime della classe che scendono in campo sabato a distanza di meno di tre ore impegnate in due partite non particolarmente dispendiose o pericolose per risultato e classifica (almeno sulla carta), la Roma affronterà infatti il Chievo alle 18:00 e la Juventus giocherà alle 20:45 in trasferta contro il Sassuolo. Dopo il big match che le ha viste di fronte il 5 Ottobre, sul quale non mi soffermerò nemmeno, la pausa sembra essere arrivata nel momento ideale per recuperare dagli infortuni, ma soprattutto per calmare i bollenti spiriti che avevano animato i giorni immediatamente successivi alla partita. In realtà, a confermare che quest’anno non ci sarà una rivalità come le altre tra Roma e Juventus, ci ha pensato Morgan De Sanctis: il portiere giallorosso ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta nella quale attacca la i bianconeri, dicendo che la sudditanza psicologica esiste e che non si riuscirà a giocare mai ad armi pari contro di loro, visto quanto tutto il sistema calcistico italiano sia già orientato verso Torino, sponda bianconera ovviamente. Il portiere ex Napoli ed Udinese ha poi concluso dicendo che nonostante tutto la Roma ha dimostrato di essere la migliore squadra del campionato e lotteranno fino alla fine per conquistare lo Scudetto. Qualcosa mi dice che queste non saranno le ultime dichiarazioni al veleno rilasciate da un componente delle due squadre in questione.

Scorrendo la classifica: la grande sorpresa Sampdoria farà visita al Cagliari di Zeman domenica alle 15:00 con una bella iniziativa di solidarietà sulle maglie per testimoniare, se mai ce ne fosse bisogno dopo l’aiuto prezioso degli ultimi giorni di entrambe le squadre che giocano sotto la Lanterna, la propria vicinanza alla popolazione genovese colpita dall’ennesima alluvione nei giorni scorsi, mentre l’altra genovese chiuderà il programma di giornata col Monday Night delle 20:45 giocando proprio in casa contro l’Empoli di Sarri.

Nell’anticipo delle 12:30 si sfidano al Franchi Fiorentina e Lazio a pari punti (9), mentre alle 15:00 altre due squadre a pari merito, Verona e Milan (11 punti), cercheranno di smuovere la classifica dopo le rispettive vittorie interne contro Cagliari e Chievo. Le altre tre partite delle 15:00 promettono di essere abbastanza equilibrate per gli obiettivi finali di tutte le squadre, che possano essere una salvezza tranquilla o un posto in Europa: Atalanta-Parma, Palermo-Cesena e Torino-Udinese chiudono infatti il programma pomeridiano prima del big match di giornata delle 20:45.

A San Siro, infatti, si sfideranno forse le grandi deluse di questo inizio di stagione. Alla disperata ricerca di punti e di buon gioco e con entrambe le panchine pericolosamente in bilico, Inter e Napoli con lo strano incrocio di ex in panchina, cercheranno di tornare sui livelli che tutti si aspettavano ad inizio campionato per allontanare le nubi che al momento stazionano su Appiano Gentile e su Castel Volturno e tornare protagonisti in campionato.

Buona Settima Giornata!

GA

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