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Due feriti, Nessun morto


Roma - Juventus

Dopo la lunga, troppo per quanto mi riguarda, pausa causa esami universitari, e quella decisamente più gradita per lo Spazio Granata, Minuto91 torna ad occuparsi della Serie A. Mai occasione potrebbe essere migliore della partita più importante di questo campionato, lo scontro tra le prime della classe, che si preannunciava scoppiettante dopo le rispettive vittorie in Europa: Roma – Juventus.

Per il titolo di questo pezzo ho ritirato fuori una vecchia frase detta da Buffon (“Meglio due feriti che un morto”) quando gli chiesero delle combine nel calcio: questa chiaramente non vuole essere un’allusione al fatto che la partita sia stata truccata o che il risultato sia stato deciso a tavolino, ma semplicemente rimanda al fatto che una vittoria bianconera avrebbe, secondo il mio modo di vedere, definitivamente chiuso un campionato che al momento potremmo comunque definire agonizzante, che la Roma poteva riportare in vita e riaprire inaspettatamente ma che, come tutti sappiamo dopo il triplice fischio dello scontro diretto, non ha fatto.

Nella prima parte dell’incontro non si è assistito ad un bello spettacolo, non almeno quanto si sperava. La partita è stata fin da subito molto bloccata e il fallaccio dopo 18 secondi di De Rossi lasciava presagire come sarebbe stato il clima agonistico della partita stessa. La Juve ha dato l’impressione di voler aspettare la Roma, sulla falsariga della partita di Champions contro il BVB, per poi ripartire in contropiede come benissimo hanno saputo fare i giocatori bianconeri martedì in coppa, giocando un calcio che, da discreto osservatore, farebbe giusto al caso di un Milan che decise di cacciare proprio l’attuale allenatore della Juve ormai più di un anno fa e che adesso brancola nel buio, ma questa è un’altra storia. La prima frazione di gioco si avvia alla conclusione senza particolari pericoli per i due portieri: De Sanctis rischia di subire un autogol clamoroso da Manolas, e Buffon è spettatore privilegiato di una partita non particolarmente esaltante.

Al rientro in campo dopo il riposo si cambia registro: è la Juve a fare la partita, la Roma subisce gli attacchi bianconeri che si avvicinano pericolosamente al gol in un paio di occasioni. Allegri ha capito che la partita può essere gestita (e vinta) diversamente da come era inizialmente stata preparata e la squadra risponde benissimo a questo nuovo cambio di rotta. La difesa giallorossa è totalmente in bambola e sul lato sinistro i bianconeri entrano come una lama nel burro grazie ad un Torosidis visibilmente in difficoltà, al quale viene presentato il conto al minuto 62, quando stende Vidal dopo l’ennesima incursione, prende il secondo giallo e va anzitempo sotto la doccia. Come nel più classico dei paradossi “murphologici” (http://it.wikipedia.org/wiki/Legge_di_Murphy), se la partita giallorossa sembrava essersi messa male, un minuto dopo si è messa peggio. Dalla punizione immediatamente successiva all’espulsione, Tevez mette alle spalle uno splendido arcobaleno che lascia di sasso De Sanctis: 1-0 Juve. Sfido chiunque al 65°, con la Juve in vantaggio e la Roma in 10 a prevedere quello che poi sarebbe successo: dopo il gol la Juventus spegne la luce, esce definitivamente dal campo e la Roma anche grazie ai cambi inizia finalmente a giocare a calcio. Il primo tiro in porta dei giallorossi arriva al 70° (!!!) minuto di gioco con uno splendido colpo di testa di Manolas che impegna Buffon. La Roma si sblocca, dimostrando quello che è il vero problema di questa squadra, ovvero un problema di testa, psicologico: causa scatenante di questo problema sono state, a mio modo di vedere, delle partite chiave (Juventus, Bayern Monaco e Manchester City) che hanno minato profondamente la fiducia di una squadra che altrimenti sarebbe andata molto meglio di quanto effettivamente sta facendo. Si scrolla di dosso tutti i blocchi e tutte le paure che l’hanno frenata fino a quel momento e mette sotto la Juve, che gli regala praticamente 20 minuti di partita, gran parte del possesso palla e 3 tiri in porta, uno dei quali costa il pareggio finale firmato da Keita di testa.

La Juventus si è confermata una squadra solidissima, capace di comportarsi da grande squadra, capace di saper gestire la partita, ma ancora incapace di ammazzare partita e campionato quando gli si è presentata l’occasione. Allegri dovrà essere bravo a tenere alta la tensione per gli impegni futuri di Coppa Italia e Champions League, perché quel drastico calo di tensione negli ultimi minuti di partita se dovesse ricapitare potrebbe essere pagato a caro prezzo su palcoscenici diversi. La Roma ha dimostrato ancora una volta di avere grossi limiti dal punto di vista psicologico, caratteriale e del temperamento, ma una volta superati i blocchi mentali e la paura si è rivelata per quello che è: una grande squadra capace di mettere in difficoltà i Campioni d’Italia in carica anche in inferiorità numerica. Un ultimo appunto sui tanti discorsi che si sono fatti su Totti e De Rossi, sul loro temperamento, sul fatto che la Roma abbia giocato meglio senza di loro perché loro da Romani e Romanisti soffrono le partite importanti in casa. È indubbio che i cambi abbiano dato una svolta alla partita ma questo non è avvenuto per l’uscita dal campo delle due Bandiere giallorosse. Parliamo di gente che ha giocato una finale mondiale, gente abituata anche a serate di Champions, gente pronta a dare tutto per la squadra della propria città. Quel ragazzino con la 10 giallorossa sulle spalle, nemmeno due mesi fa, ha pareggiato un Derby da solo, segnando due gol in un tempo solo. Penso che la loro dedizione e la loro voglia di far bene con quella maglia non siano da discutere, ma che semplicemente una serata storta possa capitare anche ai più grandi.

Spero, per il bene del campionato, che sia tornata la vera Roma. E che magari la Juve distratta dagli impegni riesca a rendere questa volata finale ancora più bella e divertente di quanto già non sia, per vivere insieme i mesi più caldi della stagione calcistica e raccontarvi domenica dopo domenica, partita dopo partita, questa splendida stagione.

Minuto91 is back!!!

GA

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Nubi alle spalle


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Dopo aver seguito le partite della 4ª giornata di Champions League sono stato assalito da una serie di pensieri e sensazioni contrastanti sulle due partite delle Italiane di questi giorni. Juventus e Roma escono, infatti, da questa giornata con risultati diversi, ma con spirito tutto sommato simile.

La partita della Juventus di martedì contro l’Olympiacos (3-2 finale con reti di Pirlo, Botia, Ndinga, aut. Roberto e Pogba), oltre che essere stata una delle più sofferte degli ultimi anni per i tifosi, ha forse segnato a mio avviso il vero inizio dell’era Allegri sulla panchina bianconera. Per la prima volta, infatti, la Juventus ha giocato con la difesa a quattro, cambiando sistema di gioco per la prima volta dall’arrivo, e successiva partenza, di Antonio Conte. Il classico 352 del tecnico Leccese aveva accompagnato anche le prime uscite della “nuova” Juve di Allegri, che però ha costruito i successi della sua carriera sulla difesa a 4. Dunque, la partita contro l’Olympiacos era storica già soltanto per questo motivo. In aggiunta a questo, la Juventus ha vinto una partita difficile, forse anche più di quella d’andata, reagendo da grande squadra ad una grossa difficoltà quale poteva essere il vantaggio dei Greci, facendolo in maniera compatta ed organizzata, senza disunirsi alla disperata ricerca dei 3 punti. Avendo assistito alla partita su Sky, facendo un’analisi dell’atmosfera e della partita in campo grazie al racconto dei telecronisti, riassumerei la partita dicendo che è stata: giocata al ritmo di una partita Spagnola, in uno stadio con l’atmosfera Inglese e vinta con la forza Tedesca. La Juventus c’è, ha battuto un colpo, non è una squadra già eliminata ed ha tutti i mezzi per qualificarsi e fare bene. Pirlo, al secondo gol consecutivo dopo quello di Empoli, è tornato in condizione segnando il primo vantaggio e dimostrando di essere il solito condottiero capace di caricarsi una squadra intera sulle spalle e che, in un ponte tra presente e futuro, passa il testimone a Pogba, il quale si spera possa restare a lungo in Italia (senza aggiungersi alla lunga lista di campioni persi dal nostro campionato), che segna il gol del vantaggio definitivo a coronamento di tre minuti giocati ad un ritmo forsennato dalla squadra di Allegri che ha avuto il merito di aumentare il ritmo e trovare la rimonta senza però perdere nella qualità del gioco. Se vogliamo, l’unica nota negativa della serata è stata il rigore fallito da Vidal praticamente a tempo scaduto che, nell’economia della classifica, per quel che riguarda la differenza reti, potrebbe pesare davvero tantissimo quando sarà il momento di tirare le somme. A questo punto della competizione ecco la situazione di classifica (tra parentesi la differenza reti): Atletico Madrid 9 (+7), Juventus 6 (+1), Olympiacos 6 (-1), Malmö 3 (-7).

Per quel che riguarda la Roma, la partita di Monaco spero abbia definitivamente chiuso il capitolo Bayern, cancellando le scorie dell’incidente dell’andata. Si perché l’effetto di quell’1-7 del 21 Ottobre è stato disastroso dal punto di vista soprattutto mentale della squadra. La mia impressione, infatti, è che prima della partita la Roma fosse una squadra inesperta, quasi incosciente dal punto di vista Europeo, convinta di poter giocarsela con tutti, forti del loro strapotere in Italia condiviso con la Juventus. Quella partita, però, ha rotto qualcosa all’interno della mentalità di squadra, minando le solidissime certezze dei giallorossi che dopo quell’evento catastrofico sono scivolati in un vortice di paura, perdendo certezze. Sono passati dall’essere convinti di poter fare tutto (anche quello che in realtà non erano in grado di fare), a non essere più nemmeno consci di ciò che sapevano fare realmente, avendo quasi paura di mettere in campo ciò che fino ad ora gli era riuscito alla perfezione. La partita di ritorno all’Allianz Arena di Monaco, terminata col punteggio di 2-0 (Ribery, Götze), ci ha restituito una Roma consapevole del proprio valore, che ha giocato una partita dignitosa e ben coperta, senza commettere gli errori dell’andata, contro una squadra stellare che in questo momento era davvero impossibile da fermare per il suo livello attuale. Anche dalle dichiarazioni a fine partita si evince il cambio di stato d’animo all’interno dell’ambiente giallorosso, certi di aver definitivamente cancellato l’1-7, sicuri che adesso la stagione continuerà in crescendo, pronti a lottare fino alla fine su tutti i fronti. Dall’impegno di domenica sera contro il Torino capiremo se quelle dei giallorossi sono state solo parole o se davvero è un trauma definitivamente superato e lasciato alle spalle. Tornando alla Champions League, ciò che rende la sconfitta di Monaco meno amara è il tracollo casalingo del Manchester City contro il CSKA di Mosca, che porta i giallorossi ad un passo dalla qualificazione agli ottavi. Questa la classifica dopo la 4ª giornata: Bayern Monaco 12 (+12), Roma 4 (-4), CSKA Mosca 4 (-4), Manchester City 2 (-2).

In definitiva le due Italiane escono dalla due giorni di Champions con risultato opposto ma spirito simile, visto che adesso vedono sempre di più avvicinarsi l’obiettivo qualificazione che per un attimo sembrava lontanissimo e quasi impossibile da raggiungere. Le ultime due partite saranno di sicuro decisive e complicate da affrontare, ma se affrontate con lo spirito giusto potrebbero portare ad archiviare il discorso qualificazione addirittura con una giornata d’anticipo. Personalmente sono molto fiducioso sul futuro delle due squadre nella competizione, spero non capitino ribaltoni esagerati e che nessuna delle due squadre perda la testa lungo la strada che porta agli ottavi.

Adesso tocca a Voi, avanti tutta!

GA

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Fine Primo Quarto


Soccer: Serie A; Juventus-Roma

Ci avviamo spediti verso quella che sarà la decima giornata di questo campionato, giornata che tra le altre cose anticipa la giornata di Champions ed Europa League e ci fa completare il primo quarto di stagione. Come sempre, quando si raggiungi un numero così consistente ed una cifra tonda è sempre momento di primi bilanci per capire come continuerà questo campionato e quali squadre e giocatori potranno esserne i veri grandi protagonisti.

Le Migliori Per quel che riguarda la lotta SCHUDETTO (errore di grammatica voluto, ma qualcuno di voi capirà sicuramente la citazione), non c’è mai stato nessun dubbio, Juventus e Roma sono probabilmente più di una spanna sopra le altre squadre e continueranno il loro duello davvero a lungo. Lo scontro diretto del 5 Ottobre ha acceso ancor di più quella che era già una rivalità storica e che gli ultimi avvenimenti hanno portato a livelli altissimi che, a mio avviso, resteranno così alti ancora per molti anni. Fare un pronostico sulla vittoria finale è praticamente impossibile, ma siamo sicuri che potremmo assistere ad uno dei campionati più divertenti ed avvincenti degli ultimi anni, che terrà tutti i tifosi col fiato sospeso fino all’ultimo. Speriamo tutti che a guadagnarne sarà solo ed esclusivamente lo spettacolo sul campo.

Le Deluse Le grandi deluse di questo campionato fino a questo momento sono di sicuro due: Inter e Napoli. Una in balia dei terremoti societari, ancora alle prese con un faticosissimo cambio ai vertici della società che ha portato al definitivo abbandono di Massimo Moratti, che ha influito non poco sui risultati sul campo e sulla serenità dell’ambiente tutto. L’altra a convivere ancora con un contraccolpo psicologico non indifferente dato dalla sconfitta di Bilbao e dalla conseguente eliminazione dalla Champions League. Entrambe le squadre erano le designate per lottare fino a fine campionato per il terzo posto utile per la Champions League, al momento obiettivo non impossibile da raggiungere, ma di sicuro ci sia aspettava molto di più dal punto di vista del gioco, delle prestazioni e dello spettacolo. Ci sono tre quarti di campionato per far fare meglio, anche perché far peggio, visti i valori in campo delle squadre, sembra francamente difficile.

Le Incompiute Le squadre incompiute di questo primo quarto di campionato sono quelle che si sono affrontate nel posticipo di domenica scorsa in campionato: Milan e Fiorentina. La prima, parte dopo un anno difficilissimo e travagliato che ha portato a due cambi in panchina e alla ricostruzione generale di un ambiente svecchiato pronto ad esprimere un buon calcio. La seconda, con tanta voglia di recuperare i tanti campioni e pronta a far bene, dopo un anno di transizione. Già…entrambe pronte, ma in concreto? Vedendo la partita di domenica che le ha messe a diretto confronto è apparso chiarissimo che, a parte i soliti tatticismi per cercare di far sbagliare l’altro, sono due squadre che giocano discretamente, ma alle quali manca ancora qualcosa per fare un salto di qualità ed essere validissime concorrenti per i posti in Europa. Francamente, al momento la più attrezzata mi sembra la Viola, perché ha un gruppo già consolidato, un allenatore bravo con un’idea di gioco ben definita, ma soprattutto recupererà presto due campioni di sicuro livello che torneranno a breve dagli infortuni per dare una mano, probabilmente decisiva, nella volata per l’Europa. Il Milan è al primo atto di una ricostruzione che per i tifosi sarà lunga e sofferta, con qualche lampo di gioia, ma sono certo che potrà portare i Rossoneri nuovamente ai vertici, ma solo se coadiuvato adeguatamente da un ritrovato interesse ed impegno economico del suo presidente e da un assetto societario ben definito e stabile. Solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo.

La Peggiore La squadra che più ha deluso in questo primo quarto di campionato, viste anche le splendide prestazioni fatte vedere alla fine dello scorso, è di sicuro il Parma. Fino all’anno scorso era la squadra, dopo Juve e Roma, che nessuno voleva affrontare perché era la più in forma, la più in salute e la più difficile da affrontare. Aveva conquistato l’Europa a suon di gol e di bel gioco, consacrando Donadoni al ritrovato ruolo di ottimo allenatore, dopo che aveva perso gran parte della sua credibilità dopo il suo personale fallimento azzurro. Adesso è una squadra spenta, persa, senza identità né carattere. Il Tardini, fortino fino alla scorsa stagione, è diventato terra di conquista per chiunque e il Parma si ritrova relegato all’ultima posizione in solitaria con una sola vittoria in 9 giornate. Questo forte calo di una squadra rimasta la stessa per gran parte del suo organico, visto che le cessioni di Amauri e Parolo (alle quali si aggiunge lo stop di Biabiany) non possono spiegare un cambiamento del genere, è secondo me figlio proprio di quello che è successo lo scorso campionato. La squadra e l’ambiente non hanno superato lo shock di aver perso una qualificazione Europea conquistata sul campo senza neanche poter difenderla per colpa di un errore burocratico. Donadoni stesso non sembra lo steso allenatore che stava in panchina fino a pochi mesi fa e si trova a gestire un gruppo spento che sembra quasi senza più motivazioni. Serve uno scossone per fermare il declino.

La Sorpresa Se c’è una squadra che non ci si aspettava facesse così bene fino all’inizio del campionato è di sicuro la Sampdoria di Massimo Ferrero e allenata da Mihajlovic. È una squadra che l’allenatore serbo riesce a far giocare molto bene, in maniera organizzata, e l’entusiasmo dei tanti giovani presenti nell’undici titolare, grazie anche al giusto mix con la vecchia guarda Doriana, ha creato davvero un bellissimo gruppo, unito, che potrebbe portare a sognare in grande questa squadra dopo gli anni di sofferenza e la retrocessione. Menzione particolare per l’Udinese di Stramaccioni, che dopo aver chiuso un importantissimo ciclo con Guidolin è riuscita a rimanere i vertici del campionato anche grazie a quell’intramontabile fuoriclasse che è Antonio Di Natale.

Questo il bilancio del primo quarto di campionato, non vedo l’ora di vivere insieme a voi i restanti tre quarti.

GA

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Troppo forti per essere veri


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Per Sempre Sventolerò Questa Bandiera

Uscendo dall’Olimpico sotto una leggera pioggia che aveva accompagnato gli ultimi minuti di una partita che già alla mezz’ora del primo tempo si era avviata verso una logica e praticamente certa conclusione, mi è capitato di pensare che avesse appena cominciato a piovere sul bagnato. Già, sul bagnato di una partita che è stata un pugno nello stomaco alle ambizioni della Roma in Europa, Roma che esce di sicuro ridimensionata dalla serata Europea ma che non deve piangersi addosso per una partita cominciata male e finita peggio.

Dalla Tribuna Montemario dalla quale ho assistito alla partita, ad un certo punto del primo tempo ho avvertito fortissima la sensazione di dejà vu, di qualcosa di già visto pochi mesi fa e che mai avrei pensato di poter rivedere, o almeno non in tempi brevi. Il pensiero di essere davanti ad una sorta di secondo atto di Brasile-Germania del Mondiale 2014 è arrivato immediatamente quando ho visto i giocatori della Roma inermi crollare sotto i colpi di un Bayern Monaco mostruoso, di sicuro in grande giornata, ma che comunque poteva essere quantomeno controllato e gestito in maniera diversa, anche se personalmente non penso davvero potesse essere in qualche modo fermato da questa Roma.

Non fraintendetemi, non intendo dire che la Roma sia una squadretta pronta al ruolo di agnello sacrificale in questa Champions League. Quello che voglio far notare è che, analizzata l’iniziale differenza abissale tra valori in campo, quello che ha fatto veramente la differenza in campo ieri sera è stato l’atteggiamento. Quell’atteggiamento che nelle precedenti partite aveva mostrato una Roma cinica, cattiva, con tanta voglia, capace di giocare a viso aperto a Manchester contro il City per 90 minuti, proprio quel punto di forza ha tradito la squadra e, mi permetto, per la prima volta ha tradito anche l’allenatore. Per fare il parallelo con la partita di Belo Horizonte, mentre i Tedeschi, molti dei quali in campo anche quella sera di luglio, attaccavano e attaccavano senza pietà, dall’altra parte non c’era nessun segno di reazione. Né in campo, né in panchina nessuno riusciva a dare l’impulso per quella che avrebbe potuto (e dovuto) essere una reazione diversa ai primi colpi subiti. Brasile-Germania sembrava essere una partita unica nel suo genere, ma pare che fino a quando questi qui continueranno a giocare così, tutto potrà succedere su quel rettangolo verde.

Ho visto una Roma a due facce: nel primo tempo è entrata in campo una Roma spaventata, piccola, impaurita, molle. Il mio primo pensiero guardando le facce dei giocatori era quello che sapevano che sarebbe finita così perché loro erano più forti e non avrebbero potuto fare nulla. È come se i giocatori che giocano in Italia sanno di essere loro stessi parte di un sistema ormai in declino e credano di essere quasi autorizzati o giustificati a perdere questo tipo di partite, perché nessuno si aspetta di più da loro. Come se una squadra italiana non potesse più giocare bene o far male ai grandi. Sono proprio della vigilia della partita le parole di Arjen Robben che ha dichiarato: “La Roma? Gioca un gran calcio…eppure è una squadra italiana!”, come a dire: “Strano! Ormai quelli non sanno più giocare a pallone!”. Sembra passata una vita da quando l’Italia ha battuto la maggior parte dei giocatori in campo nella semifinale europea, esattamente come sembra passata una vita da quando questa stessa squadra è uscita con le ossa rotte da una finale di Champions giocata a Madrid proprio contro una squadra italiana.

Nel secondo tempo invece ho visto entrare in campo la squadra che a mio avviso avrebbe dovuto scendere in campo dall’inizio. Nessuno avrebbe potuto prevedere un crollo così verticale di Cole che ha dimostrato di essere un buonissimo terzino, ma di non essere più in grado di reggere attacchi del genere, o almeno non in serate come quella. Il Capitano, l’unico per me al momento degno di tale appellativo in Italia, purtroppo non ha più la velocità di un tempo ed è sempre il solito metronomo che sulla trequarti campo smista palloni come un perfetto direttore d’orchestra senza sbagliarne uno, ma in partite del genere forse sarebbe stato meglio agire in maniera diversa, ed è proprio l’allenatore Francese a prendersi la responsabilità, e in un certo senso la colpa, di alcune scelte che si sono rivelate poi sbagliate.

E poi ci sono loro…loro sono Campioni di Germania e praticamente di tutto. Sono una macchina perfetta guidata da uno dei migliori allenatori degli ultimi tempi, se non il migliore in assoluto. Sono un mix perfetto di giocatori che hanno offerto il miglior calcio negli ultimi anni, e che naturalmente se sei una delle maggiori potenze economiche mondiali (sempre calcisticamente parlando, o forse non solo…) puoi permetterti. Inutile indugiare su di loro, li conosciamo, sono fortissimi, dei fenomeni, guardarli durante il riscaldamento dall’altro lato del campo mette quasi paura. A me Manuel Neuer ha impressionato come pochi altri calciatori hanno fatto dal vivo, e di sicuro come nessun altro portiere aveva mai fatto prima, e in campo ha dimostrato anche ieri sera di essere il migliore al mondo nel suo ruolo. Perché, parliamoci chiaro, se il Bayern non avesse avuto lui in porta, che con alcune parate sublimi al limite con l’inspiegabile ha salvato la porta, la Roma avrebbe potuto diminuire il passivo. Ma naturalmente con i “se” e i “ma” non si fa la storia: loro restano loro con tutti i loro fenomeni e i loro milioni, e la Roma resta la Roma con la sua buona prestazione nella seconda metà di gara, le ossa rotte fino al 90°, più consapevolezza nei propri mezzi ed un bagno di umiltà dal quale si potranno di sicuro ricavare degli insegnamenti e fare tesoro di questa batosta per non ritrovarsi in situazioni del genere. Del resto, la Roma è una squadra relativamente giovane e una serata così sarà sicura fonte di esperienza per l’allenatore, i giocatori e l’ambiente tutto.

Rispetto alla partita con la quale facevo il paragone, però, della serata di ieri ci sono dei lati positivi, che di sicuro nessuno dei quasi 70 mila allo stadio considerava, ma che non devono essere sottovalutati per rialzarsi in un momento così difficile. Il primo è che rispetto alla partita del Mineirao che aveva sancito la definitiva uscita dalla competizione della squadra di casa, questo 7-1 fa di sicuro tanto male, ma visto anche il suicidio sportivo del City a Mosca, che è riuscito a farsi rimontare dal 2-0 al 2-2 in 45′, il discorso qualificazione è ancora tutto apertissimo e vede la Roma avanti di 2 punti in classifica ai Citizens, coi quali giocheranno l’ultima partita del girone in casa.

L’altro lato positivo, che più che un lato positivo è una lezione da tenere ben presente, è quello che si è visto sugli spalti. Tolti quei pochi stupidi, perché non ho altro aggettivo con cui definirli, che hanno abbandonato lo stadio alla mezz’ora del primo tempo seppur sul il punteggio di 3-0, il resto degli spettatori, in qualunque settore dello stadio ha dato dimostrazione di grandissima civiltà e sportività verso la propria squadra e anche verso la squadra avversaria. Gli applausi dello stadio intero al Bayern, ai tifosi ospiti e di questi ultimi alla Roma e alla Sud riecheggeranno a lungo nella mia memoria insieme alla scena finale: al triplice fischio l’intera Curva Sud ha chiamato la squadra sotto la curva per ringraziarla comunque di quello che hanno dato sul campo e quasi come a consolarla e a spronarla a dare tutto in campionato hanno intonato il coro “Vinceremo il tricolor!”. Ennesima dimostrazione d’amore vero della Sud ai propri beniamini, se mai ce ne fosse stato ulteriore bisogno dopo il tutto esaurito registrato ieri sera. Una delle più belle immagini di calcio che io abbia mai avuto la fortuna e l’onore di vedere di persona.

Di sicuro, per motivi diversi, una serata indimenticabile.

GA

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Verso la 7ª giornata, con un occhio all’Europa


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Dopo la pausa per le Nazionali e le gare di qualificazione agli Europei 2016, sabato alle 18:00 ricomincia la Serie A con la settima giornata del campionato 2014/2015.

Sarà la classica giornata interlocutoria, come tutte quelle che precedono e seguono il turno infrasettimanale di coppa, in cui le squadre impegnate in Champions o Europa League oltre a mettere in campo la solita cattiveria agonistica per continuare la marcia in campionato, aggiungeranno anche un pizzico di strategia per affrontare al meglio i tre impegni della settimana.

Si comincia subito con le due prime della classe che scendono in campo sabato a distanza di meno di tre ore impegnate in due partite non particolarmente dispendiose o pericolose per risultato e classifica (almeno sulla carta), la Roma affronterà infatti il Chievo alle 18:00 e la Juventus giocherà alle 20:45 in trasferta contro il Sassuolo. Dopo il big match che le ha viste di fronte il 5 Ottobre, sul quale non mi soffermerò nemmeno, la pausa sembra essere arrivata nel momento ideale per recuperare dagli infortuni, ma soprattutto per calmare i bollenti spiriti che avevano animato i giorni immediatamente successivi alla partita. In realtà, a confermare che quest’anno non ci sarà una rivalità come le altre tra Roma e Juventus, ci ha pensato Morgan De Sanctis: il portiere giallorosso ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta nella quale attacca la i bianconeri, dicendo che la sudditanza psicologica esiste e che non si riuscirà a giocare mai ad armi pari contro di loro, visto quanto tutto il sistema calcistico italiano sia già orientato verso Torino, sponda bianconera ovviamente. Il portiere ex Napoli ed Udinese ha poi concluso dicendo che nonostante tutto la Roma ha dimostrato di essere la migliore squadra del campionato e lotteranno fino alla fine per conquistare lo Scudetto. Qualcosa mi dice che queste non saranno le ultime dichiarazioni al veleno rilasciate da un componente delle due squadre in questione.

Scorrendo la classifica: la grande sorpresa Sampdoria farà visita al Cagliari di Zeman domenica alle 15:00 con una bella iniziativa di solidarietà sulle maglie per testimoniare, se mai ce ne fosse bisogno dopo l’aiuto prezioso degli ultimi giorni di entrambe le squadre che giocano sotto la Lanterna, la propria vicinanza alla popolazione genovese colpita dall’ennesima alluvione nei giorni scorsi, mentre l’altra genovese chiuderà il programma di giornata col Monday Night delle 20:45 giocando proprio in casa contro l’Empoli di Sarri.

Nell’anticipo delle 12:30 si sfidano al Franchi Fiorentina e Lazio a pari punti (9), mentre alle 15:00 altre due squadre a pari merito, Verona e Milan (11 punti), cercheranno di smuovere la classifica dopo le rispettive vittorie interne contro Cagliari e Chievo. Le altre tre partite delle 15:00 promettono di essere abbastanza equilibrate per gli obiettivi finali di tutte le squadre, che possano essere una salvezza tranquilla o un posto in Europa: Atalanta-Parma, Palermo-Cesena e Torino-Udinese chiudono infatti il programma pomeridiano prima del big match di giornata delle 20:45.

A San Siro, infatti, si sfideranno forse le grandi deluse di questo inizio di stagione. Alla disperata ricerca di punti e di buon gioco e con entrambe le panchine pericolosamente in bilico, Inter e Napoli con lo strano incrocio di ex in panchina, cercheranno di tornare sui livelli che tutti si aspettavano ad inizio campionato per allontanare le nubi che al momento stazionano su Appiano Gentile e su Castel Volturno e tornare protagonisti in campionato.

Buona Settima Giornata!

GA

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